The Floating Piers – Christo e Jeanne-Claude #pointofview [riflessione, opinione ]

The floating piers Christo e Jeanne - Claude Fino al tre luglio @Lago d'Iseo presa da: https://mincioedintorni.com/

Ci sto riflettendo ancora; non sono sicura di essere del tutto convinta di quello che sta accadendo con l’opera di Christo e Jeanne-Claude, The Floating Piers, realizzata sul Lago d’Iseo, in Lombardia, inaugurata il 18 giugno scorso, ma penso, in maniera del tutto franca, diverse cose:

a) è un progetto reale,
b) gratuito (almeno per la parte che stanno spingendo sui media)
c) accessibile,
d) immediato.
e) compiuto.

Riflette totalmente il suo tempo, e in quanto tale, surriscalda le menti di ognuno. Quello che noto in maniera lampante è che la gente, in buona parte, non si indigna, ma aderisce. La differenza sostanziale, rispetto al Novecento è questa: prima ci si innervosiva per un oggetto comune preso in prestito dalla grande industria, simbolo di un periodo (ruota di bicicletta, orinatoio/fontana –  Marcel Duchamp/paradosso), oggi, si va, nel richiamo della natura e dell’amore con la scusa (manipolatoria) della partecipazione e della condivisione, per esserne totalmente protagonisti, attraverso il ricordo di una foto che finirà sui social, in un archivio, e che metterà l’opera/l’idea, al centro della banalità (Andy Warhol), a supporto della nostra immagine personale. Un evento collettivo focalizzato sulla nostra centralità individuale.

Una fine, un tratto, una linea di congiunzione: la morte dell’immagine concessa tramite un’opera, e in una azione artistica, che riporta in discussione la tradizione, racchiusa in un canone concreto e tangibile, identificabile, in un azzeramento radicale, valido per una o più epoche, ma che sta abbandonando le sue fondamenta rinascimentali, in favore di una nuova dimensione che passa da reale a virtuale. Un cambiamento di percezione, il grado xerox della cultura (Jean Baudrillard); un quadro in pieno squilibrio/fallimento; una richiesta definitiva di rinascita/riappropriazione del ruolo della critica.

Nei bozzetti preparatori di The floating piers (galleria ufficiale) si trova un rimando netto alle tonalità, agli spazi raccontati in pittura, a fine ottocento, da Edvard Much (Disperazione/Angoscia/L’Urlo), trasformati in un progetto reale pensato in divenire video – fotografico – virtuale, su un camminamento passerella che rappresenta un passaggio per volontà di Christo. Dal racconto di un pittore, allo story telling autonarrato.  Dall’ego al we-go (Jerome Bruner).

A tutto questo aggiungo che sono d’accordo su diverse opinioni. La prima è quella di Valentina Bernabei rilasciata su Repubblica – riflessione che mette in parallelo l’azione dell’artista bulgaro con quella avvenuta a Zurigo nella performance di Maurizio Cattelan, poi, le dichiarazioni del professor Pierluigi Sacco, il quale ha captato il senso che ne potrebbe scaturire dal risultato mediatico: quel ripercuotersi sulle nostri condizioni economiche e territoriali, da parte di amministrazioni e operatori, che,  non guardando all’unicità del progetto sviluppato sul Lago d’Iseo, mirano a un versante preciso: l’imitazione (il senso di inferiorità/riproducibilità/richiamo/evento/soldi).

La svalutazione delle idee in competizione in favore di una gara.

Is this so contemporary?
Or

Per saperne di più:

The floating piers
Christo e Jeanne – Claude
Fino al tre luglio
@Lago d’Iseo

http://www.thefloatingpiers.com/

14 risposte a “The Floating Piers – Christo e Jeanne-Claude #pointofview [riflessione, opinione ]”

  1. Avatar bellaitaliailblog
    bellaitaliailblog

    Io c’ero. Non mi sono fatto mancare l’opportunità di aver fatto parte di un’opera artistica vivente. Non l’ho fatto per presenzialismo, avendo quale scopo reale la conoscenza del territorio, della sua storia e dei suoi monumenti. Ti dirò, il camminare sulle acque non mi ha certo paragonato a Gesù. Mi ha dato solo l’idea di essere su un pontile traballante e senza protezioni. Molte delle persone incontrate erano invece esaltate per il momento storico e per loro contava solo esserci per poter scattare selfie da postare sui social. Questa è la triste realtà che ho potuto constatare. Senza scomodare Cattelan o altri artisti, se ricordo bene, da qualche parte nel mondo, mi pare Londra, è stato aperto un museo dove si invitano i visitatori a scattare selfie avendo quale sfondo le opere d’arte esposte. Vado al museo, non per conoscere il lavoro e il significato delle opere di un artista, ma per farmi una foto. Siamo alla frutta.
    Ciao e buona Pasqua

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    1. Siamo alla frutta, ma senza zucchero e abbastanza aspra.

      Buona pasqua anche a te. 😘

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  2. Ciao!
    Eccomi qui, dopo avere scoperto il tuo post.
    Articolo molto interessante! E molto acuto! Complimenti!
    Con una analisi alla quale io non sarei mai arrivata e nella quale – se mi inoltro – rischio di scivolare.
    Nello specifico dell’installazione di Christo, conoscendo le sue “opere” molto poco (praticamente per nulla), mi sono posta in una posizione di utente medio che fruisce dell’opera.
    Concordo con l’interessante dinamica del “io c’ero” e della “condivisione social” (io sono stata una di quelle persone che hanno condiviso e scattato foto con fare compulsivo).
    Non saprei esprimere un giudizio di tipo “artistico” (non mi sento di avere gli strumenti adatti per farlo e sto cercando di capire qualcosa di più di Christo).
    Penso che sia stato un esperimento molto interessante.
    Condivisibile o meno (comprensibile, credo come tutte le installazioni e performance di arte contemporanea, che io fatico a comprendere) e che ogni partecipante ha vissuto in modo assai differente.
    Grazie! 🙂

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  3. Ho il sospetto che il pregiudizio “apocalittico” sia l’ostacolo principale per pensare quest’opera di Christo. E temo che i riferimenti a Munch e a Cattelan (nonostante le affinità superficial-lacustri del suo lavoro zurighese con quello di Christo) siano fuorvianti. Molto interessante il pezzo di Sacco, che non avevo letto. E divertente la citazione di Tino Sehgal fatta dai giovani rumeni alla Biennale 2013, che però la anestetizzano e sviliscono: la versione originale prevedeva che fossero i guardasala a canticchiare nella sala vuota:, con un effetto che dev’essere stato veramente spiazzante! (Ci sono dei frammenti sul web). Ciao.

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    1. Accolgo la sua opinione. Tralasciando Cattelan che è un riferimento preso dalla giornalista di Repubblica, mi puo’ indicare i motivi per i quali secondo lei Munch sarebbe inadatto, anzi “fourviante”?
      Sulla tendenza apocalittica potrebbe averci preso: è il mio percorso di selezione letteraria, pur riconoscendo che buona della tendenza marxista è stata sfruttata per definire un demone peggiore: la cultura (la cultura a sistema). Attendo un ulteriore confronto! a presto 🙂

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      1. Rispondo solo ora perché la mia attività sul web è rimasta per un po’ in stand-by. Il riferimento a Munch è fuorviante perché la sua opera è tutta dentro il paradigma moderno, mentre quella di Christo è tutta dentro il paradigma contemporaneo. O meglio, lo è quella principale: i bozzetti sono spin-off modernisti, belli, interessanti e vendibili, ma non così significativi come le gigantesche sculture d’ambiente (finanziate anche con gli spin-off modernisti). Sui paradigmi, se ti interessa, ho scritto questo: http://www.johanandlevi.com/news-detail.php?news=389

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      2. Grazie mille del suo suggerimento. Rimango ferma sulla mia opinione, credo che seppure il suo punto di vista sia interessantissimo, il processo di progresso e quello di configurazione esistenziale, rimangono la base della mia posizione di osservazione legata al mondo della comunicazione da cui parte e si basa l’intero articolo. In questo frangente i due periodi sono diversi, ma non so fino a che punto, per me cambiano gli strumenti e la modalità di racconto. A presto!

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  4. Io ho riflettuto e… non ho più l’età per fare code su code, passare ore e ore in attesa di camminare sulle acque.

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  5. A me quest’opera lascia molto perplessa…di sicuro é di forte impatto ambientale perciò mi disturba molto…

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  6. Sto riflettendo anche io…ti tengo aggiornata nel caso in cui dovessi trovare il coraggio di affrontare la ressa e andare!

    Per quanto riguarda il video “This is so contemporary, contemporary, contemporary” mi hai fatto tornare in mente la mia vista allo Stedelijk Museum ad Amsterdam dove inizialmente ho pensato che le guardie fossero impazzite 😉

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    1. hahahahahahahaha bello però. A me piace anche l’idea che il 3 luglio si tenti di fare questo mega raduno vestiti da Gesu’ Cristo sulle acque. L’apoteosi.
      Tienimi aggiornata sì, sono curiosa della vostra opinione!

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