Rete, fare #rete sul #web e ragionare su Mina, #TIM e Il Signor Franz #marketing [#attualità]

Alcune settimane fa ho intrapreso un discorso sulla comunicazione che parlava di due modi di fare rete in questo momento in Italia, l’articolo era intitolato Politica, #fakenews e #community [#attualità].

Visti i commenti ricevuti, e dopo aver ascoltato Il signor Franz sul suo canale youtube, ho deciso di continuare. Franz è perfettamente connesso al mio pensiero, condivido il suo punto di vista perché faccio parte di quella generazione di cui parla. Siamo cresciuti con la lira, ma costretti ad adeguarci all’euro in un modo nuovo di organizzare l’economia. Sono una di quelle persone convinte che la modalità analogica abbia risvolti positivi basati sul momento. Sono consapevole che esistono strumenti ai quali bisogna adeguarsi con la volontà di sentire il corpo aderente al proprio pensiero.

La tecnologia è un atto mentale, una combinazione di numeri che spinge flussi di carne verso la testa nella robotica per le neuroscienze. Per spiegare cosa intendo arriva in soccorso la campagna pubblicitaria di TIM interpretata da Mina.

La cantante è al centro della scena, promuove – attraverso un ologramma – una compagnia telefonica che ha messo al primo posto il progresso.

Mina ha plasmato l’immaginario collettivo popolare negli anni ’60. È un’artista che ha suggellato – con il suo fisico longilineo – il passaggio alla modernità della comunicazione. A quel tempo i nostri genitori scoprivano la dimensione della TV educativa anche nell’ascolto. Per la prima volta le canzoni erano interpretate da personaggi veri, visibili e prorompenti, mai visti prima perché trasmessi solo alla radio. TIM (Telecom Italia, SIP) ha lo scopo di offrire sistemi di connessione sempre più rapidi in tutto il mondo.

Mina e TIM sono due realtà storiche ed economiche, unite da un progetto culturale con finalità e interessi che nascono dalle potenzialità di chi acquista i loro prodotti. Entrambi sono garanti di uno scenario che è stato una macchina di visibilità da 12 milioni di persone interconnesse e interfacciate a più strumenti tecnologici, in pochi giorni, su Rai 1. Rai, Mina e TIM – l’eterno bambino che gioca allegro nel suo mondo creativo – hanno unito le forze nel più grande progetto popolare di musica italiana e sono riusciti a ottenere un risultato che sembrava essere una missione irraggiungibile. I numeri avuti dal Festival di Sanremo sono chiari e le posizioni personali passano in secondo piano rispetto a qualsiasi altro argomento. L’intera macchina ha prodotto una visione che si è dimostrata una apertura necessaria per la collaborazione e l’incontro di organismi pubblici e privati.

In uno dei capitoli della saga degli spot lanciati dall’azienda telefonica si vedono ballare numerosi robot in una mega struttura vuota da macchine industriali. L’uomo, un ragazzo con il proprio stile, in carne e ossa, balla e accetta la sfida sul futuro. E’ l’ingresso di TIM in una nuova esistenza, e lo fa con il suono di una nonna/madre (Mina) che accompagna il protagonista nella fiducia verso il marchio, tanto da riecheggiare il cammino allegro di Dorothy alla ricerca del Meraviglioso Mago di Oz.

Tornado a Franz, lui spiega cose molto semplici, perché dice: io sono qui e rispondo alle vostre domande, ma il web è aperto a tutti con un quantitativo sterminato di argomenti e possibilità. Bisogna prendere spunti dalle cose online e offline per ispirarsi e cimentarsi, e dai suggerimenti che tutti abbiamo sotto gli occhi, con gli stimoli che ci ruotano attorno, pensare a un’idea che sia nostra, unica ed esclusiva. Il dato più rilevante dalle richieste degli utenti è come ottenere successo, l’aumento dei follower e come guadagnare in modo immediato. Quello che dice Franz è invece un rischio imprenditoriale, accade nella realtà quanto su Internet, perché essere su un social network può essere un lavoro a tutti gli effetti. Stare su un canale e mettere a disposizione la propria creatività vuol dire investire tempo e risorse per se stessi, sottoporsi a un rischio. È lo stesso rischio che avrebbero potuto correre TIM, Mina e Rai se non avessero strutturato dei contenuti mirati. Questi tre colossi, senza una raccolta dati e una valutazione dei mezzi a disposizione, non avrebbero ottenuto nulla se il loro atteggiamento fosse stato diverso. Senza una pianificazione adeguata avrebbero esposto l’immagine aziendale a ipotesi di discredito e al danneggiamento dell’intera campagna Opera Digitale Intergalattica, con l’aggiunta di una perdita di bilioni di euro in termini di investimenti.

In questo momento esiste un fermento sempre più crescente su questi temi. Marcello Ascani offre qualche spunto di riflessione, KissAndMakeup01 evidenzia i pericoli sulle frodi e al BIT2018 si dichiara l’esigenza di un codice etico per regolamentare l’influencer marketing. Ancora una volta gli operatori ragionano sulla richiesta di sicurezza per garantire alla rete di essere una realtà dove investire denaro e incrementare possibilità di lavoro. Lo scopo è tutelare chi svolge queste nuove professioni al pari di chi ha maggiori tutele nel mondo reale.

Che rapporto avete con internet e la pubblicità? Cosa ne pensate del cambiamento sociale che sta avvenendo in termini di lavoro? Secondo voi come possono essere gestiti i rapporti, scambi e collaborazioni tra mondo reale e quello virtuale? Mi farebbe piacere avere un vostro commento, grazie!

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27 risposte a “Rete, fare #rete sul #web e ragionare su Mina, #TIM e Il Signor Franz #marketing [#attualità]”

  1. […] su questo blog si sforzano di capire come le professioni creative sono fondamentali per il futuro (questo e questo) e cercano di collegare reale e virtuale con aspettative di natura socio-culturale, […]

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  2. Ahahah! Bel post! Effettivamente il mio post sul guasto della mia connessione fibra smonta un po’ tutto l’impianto comunicazionale!

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  3. Oppure prendi il video di Franz, lo trovo banale, comunica delle ovvietà. Si e simpatico e una volta si sarebbe detto telegenico, ma comunica per comunicare. La comunicazione e il vestito deve essere altro.

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    1. Il punto è che ne è consapevole e lo dice. Lui, come altri, stanno sperimentando su una professione /piattaforma, per un lavoro che non è riconosciuta dai più.
      Cosa deve essere la comunicazione?
      Lui fa, quelli che guardano no.
      Lui dice fate, e viene criticato per la banalità?
      Intanto fa.

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      1. Dissento. Fra fare male e non fare preferisco la seconda opzione. Non accetto il fare come credo, come religione, ma fare bene si. Imprenditori di sé stessi e un’idea vecchia di 20 anni.

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      2. è un’idea della gig economy, la tendenza del futuro, più o meno fallimentare.
        Per me può avere – in generale – non nel caso esclusivo di Franz – aspetti positivi.

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      3. Certo che ha aspetti positivi. Ma mostrami come distorcere la voce, o alcune campagne che hai fatto. Quello è fare e fare vedere. Credo che dirmi come devo pensare sia vanesio. Ho visto diversi video, tutte divagazioni, ma se voglio divagare prendo la bici e pedalo

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      4. io ho preso in considerazione solo il ragionamento generazionale. Gli altri argomenti e gli altri video no, altrimenti avrei inserito altri argomenti.
        Lui risponde alla persone che chiedono come faccia. Non fa il maestro, gli tocca fare il maestro per spiegare cose che per altri non risultano, come dici tu, banali.

        Del resto la mia posizione non è quella di smontare le attività di Franz ma argomentare su cose che possono essere utili da capire per tirare fuori una riflessione.
        Mi pare di esserci riuscita con questi commenti.

        Ti ringrazio, torno a lavoro. buona giornata 🙂

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      5. Buona giornata a te

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  4. Ciao, credo che a livello comunicativo sia uno spot ben fatto. Io non lo trovo ostile, ma equilibrato. Il problema, se lavorassi nel campo pubblicitario, è che non avrei accettato l’incarico. Comunicare un prodotto in cui credo è una condizione indispensabile. Di etica prima di tutto.

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      1. Semplice. Credo che tutto ciò che può essere comunicato, non necessariamente lo debba essere. Tim è un operatore telefonico e quindi va bene, ma la rai veicola messaggi e valori in cui non mi riconosco. Adotta procedure che non condivido, non è la rai dei tempi di Mina. Fosse stato un’emittente privata ci poteva stare. Lo avrei fatto per la bbc ad esemp

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      2. Credo sia una questione di credibilità.

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      3. Per me è una questione politica.
        Il buon senso della RAI c’è stato, anche se condizionato da sempre (e storicamente) da chi vende fumo.
        Nel corso degli ultimi anni il servizio pubblico ha inseguito il modello commerciale concorrente – dagli anni ottanta in poi – e ha fallito di brutto.
        Ci sono anche programmi meravigliosi, l’ultimo è quello di Alberto Angela. Gli autori hanno potenziato il livello tenendo conto che la cultura è una cosa a noi familiare (il territorio, il cibo, il gossip). Le persone hanno fame di cultura e si riconoscono in quegli argomenti raccontati.

        Per anni ho fatto la guida d’arte contemporanea, quella stessa attenzione è dal vivo. Il pubblico riesce a fare differenza se l’organizzazione dei contenuti e dei messaggi che si vogliono trasmettere è di qualità e di facile comprensione. L’utenza non è scema, forse cinica all’ennesima potenza, ma non scema.

        Ora ho notato questo cambiamento, e penso: può l’imprenditoria supportare questo tipo di servizio per reindirizzare verso un’etica (come dici tu) migliore?
        La differenza la fanno le persone.
        Staremo a vedere cosa accadrà. La sperimentazione televisiva è fatta dai privati a pagamento. La qualità di Sky è netta rispetto a tutti gli altri servizi dello stesso tipo.

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  5. Tim Mina 2 brand forti che insieme non mi convincono
    Come ho già scritto il tono di voce di Mina negli spot è supponente e personalmente lo trovo irritante, poco amichevole e nulla conviviale..

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    1. Ho scritto infatti che sono brand storici. In Italia oggi funziona la narrazione dell’anziano, almeno per la TV. Ti è capitato di vedere TVtalk sabato?
      C’era Cattelan che parlava e raccontava di come loro in EPCC sviluppassero attività per il web, rendere l’oggetto virale. Secondo me chi vuole cambiare deve affidarsi alla innovazione, un’ arma a doppio taglio perché se non sei capace di comprendere le regole del marketing ti disintegri.
      Lo spot Tim è uno spot per la televisione fortemente radicato in un contesto che è il sistema dei sistemi. Pensa che ho un’amica in Francia, il marito le ha fatto notare come noi fossimo in attesa di questo evento in modo esagerato. In Francia questa modalità di prodotto non esiste, non lo comprendono e non capiscono la nostra morbosità verso il festival. Noi lo abbiamo e lo impostiamo al passato. Da scemi. Basti vedere anche l’esordio di Sanremo Young. Uno spot fighissimo per un programma presuntuoso, fatto di giovani arrivati in cui nessuno si riconosce più perché surclassati.

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      1. La Rai ha un pubblico anziano e la narrazione di Mina funziona solo perchè di lei è rimasta solo la voce bellissima qndo canta.. si mostrasse in pubblico fine della magia del mito..
        Stesso discorso x Sanremo impostato sul pubblico che nn compra o scarica musica..
        Sanremo Young nn lo seguo.
        Si sabato sono riuscita a vederlo ma dicono solo cose banali mascherati dal vestito buono.. Si autocompiacciono. Specchia ha provato a parlare di Tempo notizia parlando dei politici in tv ed è stato ignorato. Sono anni che stanno in onda e argomento Agcom nemmeno sotto elezioni una volta..

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      2. Sugli ultimi punti del commento mi sono persa. Ti riferisci sempre a TVtalk?

        Sulla prima parte sono d’accordo. Nel senso che la tv è per anziani ed è fatta per rassicurare quella generazione.

        Faccio una nota che va fuori dalla portata dell’argomento perché notizia di ieri. Sul Corriere della sera c’era una analisi di Cazzullo (mi pare di ricordare) che osservava il movimento della campagna elettorale. In pratica l’Italia è l’unico paese in cui il confronto tra leadear in tv – al momento – non è stato fatto, tutto si sta volgendo tramite il social. Mi paiono anche questi dati indicativi per capire chi e cosa cerca la politica.

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  6. Belle parole su tim e sull’intento comunicativo, ma in quanto a fatti lascia un pò a desiderare. Per la mia personale esperienza (e non voglio parare male di questa compagnia telefonica ma con Vodafone è la peggiore esistente) mi sono trovato ad avere parecchi problemi. Il famoso 187 risponde e quando l’operatore capisce che non può risolvere il problema lascia cadere la linea. Chiedi la bolletta telematica e ti arriva cartacea per adebitarti i costi di spedizione. Crei un tuo profilo su my tim e puntualmente non riesci ad entrare. E potrei elencare altri disservizi. Per quanto riguarda la seconda, ho una scheda sim che uso solo in caso di emrgenza, quindi con profilo tariffale basso. Ho scoperto che mi ciucciano 49 centesimi di credito alla settimana per… dicono dal call center… una tassa di possesso della sim. Ma siamo scemi o ci credono ignoranti? Per siverso tempo ho fatto il copywrite, conosco qualche tecnica di comunicazione-persuasione. Per evitare di pagare questo “furto” di cui non sono mai stato avvisato, ho dovuto passare ad una tariffazione più alta. Ecco il potere della comunicazione. Illudere la gente e fotterla. Ciao

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    1. Capisco cosa vuoi dire perfettamente, anche io ho riscontrato gli stessi problemi. Il mio punto di vista era un’analisi sulla costruzione di consenso legato alla immagine dell’azienda o di più aziende citate. Ho scelto l’immagine di Dorothy e il Mago di Oz perché Oz orchestrava tutto dal suo bel castello cosciente che dietro di lui esisteva solo un mito.

      C’è anche da dire che se si vuole lavorare oggi bisogna adattarsi a queste modalità e recare agli utenti meno danni possibili.

      Io ho scelto di tornare con loro per un’offerta di rientro – che poi è quella che mi ha salvato dall’isolamento di neve e terremoto dello scorso anno qui in Abruzzo.
      La notizia è stata poco diffusa: sulla zona teramana – negli stessi giorni di Rigopiano – ci sono stati ingenti danni e problemi, mancanza di luce per giorni e linee telefoniche fisse ko. Pensa ad una casa senza riscaldamento oppure a una casa dove esistono congelatori senza elettricità che non possono essere aperti altrimenti perdi tutte le conserve che hai accumulato proprio in vista dell’inverno. La decadenza del sistema capitalista si è dimostrata con tre scosse di terremoto. Isolati, con metri di neve fuori (murati vivi), scosse annesse e senza poter usufruire di tutti i beni di prima necessità custoditi perché gli elettrodomestico non funzionavano.
      In pratica per comunicare con chi era fuori regione (parenti, amici) – dare un vero e proprio segnale di vita – ho dovuto ricaricare il cellulare dalla macchina con la porta USB. TIM era l’unica compagnia funzionante in questa area in quei giorni.
      Questa non la salva dagli errori, di certo mi offre più credibilità rispetto ad altri gestori.

      Grazie di ogni tuo commento 🙂

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    2. Capisco cosa vuoi dire perfettamente, anche io ho riscontrato gli stessi problemi. Il mio punto di vista era un’analisi sulla costruzione di consenso legato alla immagine dell’azienda o di più aziende citate. Ho scelto di citare Dorothy e il Mago di Oz perché Oz orchestrava tutto dal suo bel castello cosciente che dietro di lui esisteva solo un mito.

      C’è anche da dire che se si vuole lavorare oggi bisogna adattarsi a queste modalità e recare agli utenti meno danni possibili. L’alternativa è rimanere fuori.

      Io ho scelto di tornare con loro per un’offerta di rientro – che poi è quella che mi ha salvato dall’isolamento di neve e terremoto dello scorso anno qui in Abruzzo.
      La notizia è stata poco diffusa: sulla zona teramana – negli stessi giorni di Rigopiano – ci sono stati ingenti danni e problemi, mancanza di luce per giorni e linee telefoniche fisse ko. Pensa ad una casa senza riscaldamento oppure a una casa dove esistono congelatori senza elettricità che non possono essere aperti altrimenti perdi tutte le conserve che hai accumulato proprio in vista dell’inverno. La decadenza del sistema capitalista si è dimostrata con tre scosse di terremoto. Isolati, con metri di neve fuori (murati vivi), scosse annesse e senza poter usufruire di tutti i beni di prima necessità custoditi perché gli elettrodomestico non funzionavano.
      In pratica per comunicare con chi era fuori regione (parenti, amici) – dare un vero e proprio segnale di vita – ho dovuto ricaricare il cellulare dalla macchina con la porta USB. TIM era l’unica compagnia funzionante in questa area in quei giorni.
      Questa non la salva dagli errori, di certo mi offre più credibilità rispetto ad altri gestori.

      Grazie di ogni tuo commento 🙂

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      1. Ti capisco benissimo. Quanto ho girato l’Abruzzo, una simpatica vecchina di Cansano mi raccontava che durante l’inverno spesso lei resta isolata e che se non provvede prima se la passa proprio male. Ricordo inoltre (e questa e una vergogna della burocrazia italica) che la strada che porta da Sulmona a Pacentro è bloccata da tempo per i detriti di una frana. Sulle compagnie telefoniche il mio era solo un ragionamento in base alla personale esperienza. Su tutto il resto hai perfettamente ragione. Purtroppo in casi come forti nevicate e terremoti o altre calamità non c’è compagnia telefonica che possa garantire servizio. Forse solo i Cb riescono a funzionare, ma se manca la corrente e non hai un generatore non c’è nulla da fare. Io ero a Sharm la sera dell’attentato nel 2005. Mi sono trovato quasi in identica situazione a non poter comunicare con nessuno per far sapere che ero vivo. È terribile. Capisco la situazione che hai vissuto, seppure differente dalla mia. Sono stato a L’Aquila ed ho visto cos’è successo. Voi abruzzesi avere una grande forza d’animo. Grazie anche a te per queste chiacchierate “virtuali”. Alla prossima

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      2. Ripeto, la mia analisi era legata alla struttura della comunicazione in relazione ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo del lavoro.

        Grazie, in effetti sono molto fiera di essere abruzzese. Alla prossima 🙂

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    3. Da cell My Tim funziona solo con i dati non con il Wi-Fi

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      1. È l’ennesima porcata Tim. Essendo passato ad al tro operatore sul cel a me non funziona. Trovo assurdo che se io sono collegato con wifi tim no possa vedere my tim. Per quanto mi riguarda spero arrivi presto la compagnia francese low cost che promette prezzi bassisimi e servizi migliori. Tim mi ha costreto a prendere un router che fa schifo, e pagarlo (a rate) uno sproposito rispetto al suo valore, mentre io ne ho un’altro decisamente migliore e che non posso usare. Ti sembra corretto? Per me possono tim può fallire domani. Resto dell’idea che sono dei ladri. Come Vodafone

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