The Square di Ruben Östlund #film #arte #società [#recensione]

Terry Notary e Claes Bang in "The Square" di Ruben Östlund, la settimana del biotopo. Pressbild - img taken form - https://www.metro.se/artikel/biotoppen-the-square-ny-etta-xt

The Square è un prodotto diretto da Ruben Östlund vincitore dell’ultimo Festilval di Cannes, in Francia. Il film sottopone lo spettatore a una realtà fin troppo conosciuta, costruita in un progetto che racconta il vecchio in una linea continua di argomentazioni incastonate sul potere dei soldi e la perdita del proprio valore umano.

La trama nel suo primo livello racconta la solitudine di un curatore sulla quarantina che dirige un museo di arte contemporanea. Un uomo davanti a un cancello chiuso e un muro di cumuli di immondizia da oltrepassare, metafora di una coscienza vuota, nutrita di collaborazioni e relazioni adolescenziali. L’ego di Christian (Caes Bang) è talmente smisurato che può permettersi di creare condizioni al limite dell’imbecillità, senza alcun senso di responsabilità nei confronti di se stesso, dei visitatori, dei dipendenti e degli anziani finanziatori. Le persone più care che ha attorno sono costrette a subire le traiettorie che lo trattengono fino all’errore, quando è chiamato a risolvere quel conflitto con un bambino che chiede giustizia per un torto subito. A innescare il processo di verità un progetto di comunicazione e marketing affidato a un ufficio stampa esterno alla istituzione contattato per la promozione dell’opera The Square di Lola Arrias, artista e sociologa argentina che ha posto le basi per un lavoro relazionale dedicato all’ascolto e alla fiducia.

The Square di Ruben Östlund (2017)_dettaglio
The Square di Ruben Östlund (2017)_dettaglio

La piazza, il quadrato, è un monitor posto a terra. Una luce fluorescente che illumina una porzione di sanpietrini che si sgretolano come pixel. Si tratta di un elemento che evidenzia un isolamento. Un processo che allo stato attuale delle cose designa l’annichilimento di un essere umano su un qualsiasi social network – o strumento tecnologico – una volta finitoci dentro ingannato dalla perfezione apparente di un reclutamento sbrilluccicoso di matrice squadrista.

Questo dato è rimarcato anche da una frase pronunciata da Cate Blanchett in Manifesto di Julian Rosefeldt del quale ho parlato due settimane fa su questo blog (Trailer minuto: 1.08).

Lo scopo di The Square è mostrare alcune dinamiche che rivelano il sontuoso mondo dell’arte che dovrebbe parlare di oggi. In realtà è una dimensione dove si è di fronte a un perbenismo suicida che raccoglie quintali di ipocrisia di un sistema chiuso. A evidenziarlo una situazione in cui prende corpo la locuzione latina Homo Homini Lupus nella sequenza designata da Ruben Östlund dove l’artista scaccia un suo collega per un puro atto di sopraffazione egoistica. La scena è costruita in una sala sontuosa dove accade di tutto; chi dovrebbe intervenire a ristabilire l’ordine rimane seduto a bocca aperta a gustarsi l’istinto che ammazza l’impotenza della vanità.

La figura geometrica che si ripete nell’intera visione – nelle più dichiarate forme – richiama alla memoria il Cubo Invisibile di Gino De Dominics del 1969, i Concentric Square di Frank Stella del 1966, il Filtro e Rete di Francesco Lo Savio del 1962; in realtà è un labirinto junghiano di ossessioni eccellenti che sfiancano e immobilizzano gli atti e i pensieri di Christian il direttore.

The Square di Ruben Östlund (2017)_dettaglio
The Square di Ruben Östlund (2017)_dettaglio


La pellicola è una
gigantesca opera minimalista: impersonale e svuotata di sentimenti e significati. È una intercapedine narrativa in cui non esiste soluzione e dove per 120 minuti si denuncia in chiave sovversiva – ironica e grottesca – una crisi generazionale dovuta alla mancanza di figure di saggezza e di protezione, che sono i simboli dell’esistenza, punti di riferimento, chiavi di maturità e consapevolezza, sui propri fallimenti.Colonna sonora pazzesca.

Chi lo ha visto? e che reazione avete avuto?

The Square di Ruben Östlund (2017)

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Manifesto di Julian Rosefeldt (2015)
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18 risposte a “The Square di Ruben Östlund #film #arte #società [#recensione]”

  1. […] Tra le protagoniste c’è una bambina che è stata protagonista anche della serie Them (Shahadi Wright Joseph) e anche colei che ha girato The Handmade’s Tale e The Square (Elisabeth Moss). […]

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  2. […] The Square di Ruben Östlund – Recensione […]

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  3. Anche il tuo blog è pazzesco. E’ anche per questo che lo leggo e commento regolarmente da 5 anni.

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      1. Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per dirti che ho pubblicato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂

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      2. Non riesco a mettere i mi piace neppure a quello dove mi hai citato. Ci provo da pc appena mi collego, grazie della segnalazione

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      3. Nel mio blog sei sempre la benvenuta! Grazie a te per l’attenzione! 🙂

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  4. Un buon film”The Square” anche se un pò troppo lento.
    Se posso permettermi ti consiglio “In Ordine di Sparizione” di Hans Peter Moland. Una storia dove c’è tutto, ironia dei personaggi, grottesco nella storia, suspence nella trama, violenza negli eventi, con una lista di cadaveri, omosessualità tra due scagnozzi, una scena memorabile di come due uomini spiegano la differenza tra europei del sud con europei del nord, quindi politica europea e le sue contraddizioni, un capo mafia norvegese vegetariano che mangia frutta e verdura, un capo mafia serbo (Bruno Ganz) che non dice una parola ma comunica a gesti, un killer cinese ad Oslo e un montanaro che alla fine li ammazza tutti.

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    1. Interessante, anzi di più.
      Sembra proprio una dinamica di mercato. Appena rientro guardo il trailer. Ti ringrazio e grazie di aver commentato sul mio blog 🙂

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      1. Lo guarderò

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  5. Non l’ho visto😥😥😥😥

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    1. Da me è arrivato poche settimane fa 😂 se ti capita, guardalo. Ti fai molte risate 🤓

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