In questo momento sto tornando a letture molto indirizzate, poco accessibili a chi è fuori dal sistema artistico, ma credo sia utile parlarne proprio per questo. È, per me, una motivazione in più per spronare la lettura verso la conoscenza di altri mondi, quelli che ci accolgono in questa contemporaneità, con una osservazione sul presente.
Ho acquistato il piccolo volume di Andrea Mecacci alcuni anni fa, a quel tempo ero ancora guida d’arte e non so perché ho smesso di affrontarlo di sana pianta. Dopo Andy Warhol. Il pop, il post-moderno e l’estetica diffusa (Donzelli, 2017) è un saggio strutturato su tre capitoli. La parte più interessante rimane la prima, quella dove si dibatte sul valore di Andy Warhol nei campi artistici, cosa lo accomuna a Marcel Duchamp, cosa lo rende unico tanto che si avanza l’ipotesi che la sua unica erede mediatica – in termini di esposizione narcisistica – sia la cantante Madonna.
Il dato necessario è l’idea di come l’intero apparato artistico sia collegato al sistema moda. Opera/strumento, make-up, icona. Trappola reale / virtuale che ha portato all’incremento del kitsch e una concezione di estetica che può definirsi a tutti gli effetti diffusa dopo aver vissuto le fasi postmoderniste arrivate fino ai nostri giorni. In certi passaggi ho avuto difficoltà ad accettare la sua analisi, poiché basata su giudizi pesantissimi.
Questo approccio di indagine, che io non condivido, perché lontana dagli studi di estetica, sprona e rafforza il desiderio di sondare altri campi. Ad esempio, sceglie di citare spesso Jean Baudrillard, che ha fatto della sua ricerca su Warhol una minuziosa e spietata critica in termini sociologici. Si tratta di un autore che io adoro, punto di riferimento critico e diretto, per chi vuole compiere strutturate e valide osservazioni sui fenomeni collegati alle arti. In altri, apre a quegli studiosi che ho sempre tralasciato, ma che ho acquistato in tutta velocità, cioè persone che dedicano tempo alla analisi filosofica, sempre dei campi artistici, come Yves Michaud.
Quando leggo, non tutto è utile, ma molto spesso è un ponte.
Io credo ai passaggi.
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