Tornerei volentieri a vedere Django Uncheined di Quentin Tarantino per i seguenti motivi:
Colonna sonora di Ennio Morricone; splatter a manetta; montaggio e minuzia nella cura dei dettagli, poiché, a parer mio, stavolta si è di gran lunga superato. Aggiungo: il ribaltamento dei luoghi canonici del western (estate /caldo) che qui diventano aree ricche di neve e freddo; i ruoli dei personaggi che attraversano la sua filmografia: “Bastardi senza gloria” e i due volumi di “Kill Bill” vengono quasi rimiscelati con più violenza e ironia.
Sergio Leone è il Dio assoluto, grande ispiratore. Certe scelte (stilistiche e di location), sembrano sfottere le fastosità adottate da Sofia Coppola in Maria Antonietta; abbracciare la logica compositiva ironico – sarcastica dei Monty Phyton; fare riferimento ai mega baci di Via col Vento, e cercare di creare una scena d’effetto che rimarrà nella memoria, sfottendo e rimarcando, Apocalypse now di Francis Ford Coppola.
La cosa che mi fa piu’ ridere è il pensiero di immaginare Tarantino che scrive con il suo team, il film. Mi manda in delirio il pensiero di uno spirito creativo, così assemblativo, nello sfottere i luoghi comuni, rimasticarli e restituirli, in una chiave talmente esilarante, da far arrivare agli altri, questo tipo divertimento.
Non capisco i motivi che hanno fatto incazzare Spike Lee.
Vedetelo, andateci assolutamente.
Frase:
“Django, D.j.a.n.g.o. La D, è muta”
“Lo so“.
Trailer:
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