Ero dalla parrucchiera la scorsa settimana ed è entrata una ragazza che ha fatto una richiesta improvvisa di sistemazione del taglio, quella di sistemare un taglio perché aveva fatto un danno alla sua immagine prendendo le forbici e segnando di brutto quello che è la sua attuale immagine.
In un attimo ho fatto un reset nel mio cervello, ho pensato che non avrei mai fatto una cosa di questo tipo – ed effettivamente non l’ho fatta direttamente – sono sempre andata a negare la mia identità da una che lo faceva con stile e ricercatezza, per apparire comunque bella ai mie occhi senza compiere atti distruttivi per punirsi in modo autolesionistico.
Parlando con lei – eravamo in tre nel salone – più volte ha pronunciato il termine matrimonio, di matrimonio tra 6 mesi che non esiste, di solitudine in maniera ossessiva, come un bisogno di realizzazione profondo basato su questa unica azione che le potesse cambiare la vita e l’esistenza all’improvviso.
Sono rimasta molto impressionata devo dire, perché mi ha confessato di avere la mia stessa età e riflettendo nel silenzio, mi sono guardata attorno e ho guardato indietro il mio percorso.
Non ho mai avuto come piano di pensare la mia vita legata in mondo indissolubile a qualcuno, soprattutto di immaginare la mia vita come compimento di un quadro che si aggiustasse perché esiste un altro al mio fianco ai fini di un progetto come quello matrimoniale o di coppia.
Per il mio percorso di vita, posso dire che avere gli altri al proprio fianco non è detto che sia la migliore soluzione, ma neppure il male assoluto o l’unica possibilità di riscatto per sentirsi vivi.
La mia vita è giusta così, ad esempio, per quelle che sono le scelte che seppur sbagliate, sono mie.
E posso dire una cosa che può risultare inteso come un giudizio gratuito? In questi miei primi quarant’anni di coppie felici e che si rispettano ne ho viste davvero poche.
Quello che mi ha sempre spaventato è il controllo sull’altro, il potere che l’altro può esercitare su di te nel farti guardare il mondo con quelli che sono gli occhi altrui e non i tuoi. Mi sono sempre chiesta come fosse il risveglio dopo, quando si prende coscienza di cosa si è scelto di vivere. Penso pure che quello non sia amore, ma possesso.
Ma del resto, le cose si fanno in due e se si è d’accordo in questo piano di vita, perché opporsi a quella semplice felicità?
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