When you’re strange, canzone che dà il titolo al docu-film sui Doors, non aggiunge quasi nulla a quello che già conosciamo della famosa band americana vissuta tra la metà degli anni ’60 e i primi anni ’70.
La cosa che preme dire è che il doppiaggio in italiano eseguito da Morgan è osceno e inascoltabile. Marco Castoldi non è un mestierante del cinema, continuasse a fare il musicista, che ci piace tanto così.
La costruzione del senso del viaggio, e dall’inserimento ossessivo di un fiammifero che torna e ritorna nel corso dell’intero lavoro, è un modo abusato e ripetitivo per creare una metafora sulla breve vita di qualcuno; in questo caso di Jim Morrison che – ricordiamo – è morto a ventisette anni in condizioni sconosciute a Parigi, dove è stato seppellito al cimitero Père Lachaise, nel 1971, dopo essersi allontanato dagli Stati Uniti, per ritrovare un attimo la tranquillità che aveva perso a causa dell’alcol, droghe e numerosi contenziosi aperti per atti osceni in luogo pubblico e altre situazioni di furore baldanzoso.
bla bla bla.
Alcune immagini sono tratte dal Live in Europe 1969; altre costruzioni invece prese dallo scritto ufficiale Nessuno uscirà vivo di qui. La sconvolgente biografia di Jim Morrison di Jerry Hopkins e Daniel Sugarman (Rockbooks, Gammalibri, 1981) .
Tom DiCillo in The doors: When you’re strange – uscito nel 2010– non inserisce Pamela Courson (la donna amata da Jim) in maniera vistosa. Quando compare è quasi di una scassa palle pronta a rovinare il sogno del mondo doorsiano con fissazioni eccessive verso la tutela dell’uomo che ama.
Ho osservato tutto con molto distacco; devo dire che il documentario in alcuni punti sfiora l’eleganza assoluta sulle note di The End – conosciuta come colonna sonora di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola; per essere stato uno dei testi più scandalosi d’America per due frasette enfatiche poste verso la coda del pezzo della durata di 10 minuti, che dicevano “papi, voglio ucciderti, mamy, voglio scoparti” ( “Father, i want to kill you; Mother, I want to Fuck You”).
Un brano che compare per mostrare, nei colpi finali, la pazzia di Charles Manson, l’uccisione di Martin Luther King e quella Ted Kennedy, in un excursus sulla storia contemporanea che ci sta sempre bene per rinvigorire il furore patriottico.
Un lavoro in cui compare la canonica triade Hendrix – Joplin – Morrison: morti tutti in giovane età.
Va visto più della pellicola di Oliver Stone (The Doors), uscita a venti anni dalla morte di Morrison e interpretato da un degno Val Kilmer e da un’orripilante Meg Rayn.
La resa finale è accettabile per chi conosce ben poco del gruppo.
Piacevole per rispolverare la storia della propria cultura musicale.
Niente di nuovo all’orizzonte, insomma, bocciato.
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