Si è consumato ieri sera, come un ricordo iscritto nella memoria, l’incontro con l’opera di Giovanni Termini, Piega contro Piega (Telo per ombrellone da mare, 2023).
Un progetto organizzato da Senzabagno, nella splendida cornice di Palazzo Filippo Mezzopreti a Pescara, in Abruzzo.


L’opera di Termini è una riflessione esistenziale che parte dai fatti recenti, europei e internazionali, che lui pone a contrasto con con un elemento di piacere quale è un ombrellone da mare – un oggetto di pratica comune condivisa che ripara dai raggi solari e crea, al tempo stesso,delle ombre. Per rafforzare la connotazione affida ai colori l’identità della città di Pescara, il bianco e l’azzurro.
L’estetica della mostra è sembrata assumere un carattere anti-istituzionale e ironico con certezza di rassicurazione rispetto alle vicissitudini del mondo.
Nella sede del palazzo, la bandiera/ombrellone, è stata piegata e posizionata con una logica istituzionale e rituale, poggiata su un calorifero; il visitatore, al contrario, messo a contrasto con la propria immagine ed esposto in una stanza piena di specchi sui cui si poteva osservare la pratica di piegatura in ogni singolo passaggio eseguito dall’artista per custodire il drappo.
Per me, il dato interessante è stata la ricerca di immediatezza, la via di fuga possibile con la quale si è sviluppato l’incontro con il lavoro.Lo stridere del visitatore piazzato davanti alla sua immagine in una trappola narcisistica da cui si può resistere, ma come?


È questo il dato utile, la domanda da cui partire per iniziare a trovare una risoluzione a quel dubbio.
Allora è stato importante seguire la regola: la pista delle piccole cose, le memorie fotografiche disseminate e sistemate a incastro sugli specchi dell’armadio. Sapere che la norma è fatta di ricordi che possono portare al cuore e alla radice; assumere le vesti di un telo, cioè un visibile, come una coperta che è stata sistemata a protezione della memoria dietro di noi come un ombra, l’ombra di chi ha saputo resistere (anche a se stesso).
La mostra è stata corredata da una cartolina come una sorta invito alla costruzione di un nuovo immaginario.





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