Masters of Sex [serie tv]

Di solito non guardo le serie Tv perché non voglio affezionarmi a quel meccanismo che intrappola le abitudini attraverso la ripetizione nell’attesa di un appuntamento.

Certo è un pensiero stupido, poiché se dovessi ragionare su tutti quelli che consumano questo “mondo mediatico”, sarei costretta ad appellarmi al quinto emendamento, fuggire da ogni paese e tapparmi dentro chissà qualche buco affinché io non possa essere scovata.

Cio’ che apprezzo di questa viscerale e circoscritta panacea di autori è l’uso del linguaggio che riescono a pensare, elaborare e costruire. Non parlo di produzioni nostrane, sono poche quelle ho seguito e trovato appassionanti, e forse qualcuno di voi ricorderà qualche mia recensione sui lavori di Ivan Cotroneo.

Leggevo su questa pagina – clicca – come Sandrone Danzieri racconta il suo modo rapportarsi alle situazioni e al lavoro. Quello che mi ha spinto a comprendere il testo è stato il titolo dell’articolo: “Le serie tv stanno cambiando la letteratura”.

Ho subito pensato ad alcuni esami universitari dedicati ai cambiamenti degli scenari culturali (letterari) europei dall’Ottocento in poi, e mi sono chiesta se questa osservazione fosse giusta. In realtà, oltre a esserlo – dico giusta – ritengo sia una questione posta troppo in ritardo rispetto ai tempi che stiamo vivendo.

Torno all’incipit di questo stesso testo, e dico subito che da anaffettiva televisiva quale sono, ho visto, per alcune coincidenze malsane (pubblicità e buzz di ogni tipo + mix con giornata libera da lavoro), una produzione americana degna di nota e intitolata Masters of sex, mandata in onda proprio nelle serate estive.

Molti degli appassionati sanno già di cosa sto parlando.

E’ andata in onda su Sky Atlantic HD ogni lunedì sera attorno alle 21. Il titolo gioca un ruolo nella costruzione dei significati dacché ha in sé il cognome del protagonista e la tematica di riferimento. Sebbene il sesso sia la chiave che ruota attorno a tutto il ragionamento, esso è presente, ma non in una soluzione cui si possa pensare.

Siamo negli Stati Uniti attorno agli anni ’50 e uno scienziato/professore universitario/dottore, non troppo vecchio, decide di muoversi con una ricerca dedicata alla scoperta del corpo femminile, partendo dal ruolo dell’orgasmo come differenza sostanziale tra un uomo e una donna.

La concatenazione di eventi elaborati, sebbene sia strutturata in scene che mostrano spesso copule e riproduzioni con misurazioni e strumenti di vario tipo per testare le reazioni anatomiche, è ben relazionata alle dinamiche personali che si instaurano tra i protagonisti.

Triadi amorose, intrecci, gelosie, omosessualità, guidano le mirabolanti aspirazioni dell’attrice femminile di riferimento – Lizzy Caplan – nelle vesti di Virginia Johnson, e di Michael Sheen, interprete di William Mastersl’impenetrabile specialista che nella cui vita ha ottenuto i più grandi successi grazie al suo genio professionale.

Alla base della costruzione del climax c’è un impianto drammatico basato sulla storia individuale di ogni singolo personaggio.

L’indagine portata avanti dai due studiosi è realmente arrivata al suo termine e ha cambiato le sorti della ricerca sulla fisiologia medica.

Il dato interessante di tutta la serie è la costituzione dei ruoli femminili, molto attuali, di sfida.
Penso che l’intero progetto sia dedicato a quel target di riferimento, di genere, poiché è inevitabile affezionarsi al personaggio di punta qual è quello della psicologa Johnson.

In Italia fino a oggi è stata trasmessa solo la prima serie: all’estero sono molto avanti.

Sono proprio curiosa di sapere come evolveranno le dinamiche, poiché dentro questo scorrere di trame, gli intrecci intercorrono in maniera più fitta e intricata, sviluppati, tra l’altro, senza ricorrere a montaggio fantascientifico pieno di effetti e dinamicità varie.
A ogni puntata si è susseguito un crescendo non legato a un linguaggio televisivo, quanto più cinematografico. Ha rafforzarne la qualità e l’intelligenza descrittiva, si trova anche la narrazione, la scelta dell’uso della fotografia e la bravura del cast.

Personalmente apre a delle riflessioni molto attuali.

Serie consigliata.

Sigla, teaser e canale ufficiale:

Locandina:

Alcuni scatti dell’artista Erwin Olaf:

Tutte le info su: Sky Cinema Atlantic HD

10 risposte a “Masters of Sex [serie tv]”

  1. ultima serie vista è stata lost anche se con diversi buchi temporali, con tanto di levataccia alle 4 del mattino x vedere in diretta la famsa ultima puntata. con quella ho chiuso il discorso serie.

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    1. Beh, effettivamente così è un po’ stressante. 😀

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  2. Ora però mi hai incuriosita !

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  3. Mi pare interessante questo serie. Mi piacciono gli anni 50, anche se non mi è piaciuto Mad Men. Di serie televisive ne ho guardato tante: The white house, borgen (danese) Green Wing (inglese) Black Books (inglese) e altre. Mi immagino che cambiano anche la letteratura. Tra l’altro, Erwin Olaf è un fotografo olandese.

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    1. Io ADORO Erwin Olaf. ❤

      Sì, il discorso sull'impianto della letteratura è particolare. Basta pensare a come essa abbia plasmato l'intero immaginario nordeuropeo (soprattutto inglese) col senso di giustizia.
      Ha avuto un grosso ruolo educativo. Pensare che oggi possa esserlo la tv, questa tv contemporanea, mi lascia sgomenta e pietrificata, poiché differente ancora di più rispetto ai suoi albori (in Italia è arrivata nel 1954 ufficialmente e ha svolto un grande ruolo sull'alfabetizzazione), oggi con le serie tv cosa potrebbe accadere? 🙂

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      1. Ma come ha svolto un ruolo sull’alfabetizzazione? In Italia tutto è doppiato! Io potrei fare anche senza tivù, i film me li guarderei anche sul computer per non dover mancare film o serie importanti. Senza computer però non saprei fare 😉

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      2. è un peccato però che non parli olandese. L’estate scorso ci è stato un intervista di 4 ore con Erwin Olaf sulla televisione olandese. Lui sceglieva frammenti di serie, documentari e film che faceva vedere durante l’emmisione. Suo film preferito che si girava dopo l’intervista era Amarcord, di Fellini 😉

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      3. Non mi riferivo a oggi. La tv alla fine degli anni cinquanta in Italia è stata importantissima per la diffusione della nostra lingua. Buona parte era a conoscenza solo dei dialetti, ha funzionato da aggregatore sociale. Sono famose le lezioni del maestro Manzi: http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Manzi

        Conta che anche la Radio, ancor prima della tv, è stato un mezzo di grandissima diffusione. Anche la classe meno abbiente, ad esempio, riusciva a conoscere i classici della letteratura e capire.

        Non ci guardare dall’alto verso il basso. Oggi siamo solo il risultato di una crisi avviata ufficialmente con i postsessantottini ed è collassata con la caduta del muro di Berlino. Questo non è avvenuto solo in Italia, ma anche in Olanda, come in Germania. Di certo voi avete una forma di rispetto, più viva, un senso di civilità più marcato. E’ indubbio.

        Noi, nonostante l’unione del 1861, sentiamo ancora il peso delle enormi differenze territoriali e del distacco culturale tra nord, sud e centro. L’incapacità è proprio non essere riusciti a far evolvere un pezzo di territorio (sud) al pari di un altro (nord).
        Anche questo elemento, credo possa essere ricollegato a tutti i Sud, credo che anche nel tuo paese ci siano delle aree non completamente evolute.

        Morderei le mie pani nella più totale voracità per vedere quel documentario di Olaf! 😀

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