Cosa fare e cosa non fare?
Sono una dipendente affettiva: ho capito che rientro nella categoria degli OLA (Obsesses Love Addicts) – e mi ci scappa un po’ da ridere, perché mi pare un’assurdità.
Veniamo a noi, torniamo alla serietà, ristabiliamo l’ordine delle cose. Giorni fa, dopo essere tornata dal viaggio a Bologna, ho deciso di vedere l’horror dell’anno (2012), quello di cui ho letto molte recensioni positive.
Quella casa nel bosco è si un film, ma non al pari dei vecchi chiari prodotti degli anni ’90. Quelli – intendiamoci -, trasmessi da Italia 1 nei martedì horror, attorno alle 23 circa, che ci hanno fatto stringere le chiappe quando rientravamo a casa la sera, senza sapere ci fossero mostri in TV, accendendola.
Diventata un’adulta pasciutella forse non riesco più a sopportarli poiché la dinamica costruttiva è sempre la stessa: quattro o cinque persone in viaggio, su un autobus, una casa, una zoccola bionda, una vergine mora, un amico nerd, un figone da urlo.
Ecco i protagonisti.
La trama è ha il suo nervo nella manipolazione: un gruppo di scienziati sviluppa dei prototipi per generare paura nel mondo attraverso sperimentazioni che si svolgono in scuole e attività pubbliche, comuni a tutti noi.
Il conflitto aperto non è tra America e Russa, ma tra Giappone e Stati Uniti, con tanto di telefono rosso kubrikchiano, legato poi anche, alla fase di Guerra Fredda, che vedeva coinvolte le prime due superpotenze economiche.
Iniziano a morire tutti, tranne la vergine. Lo scoop, che non dirò, allieterà la vostra visione.
Un film cotto e mangiato con un finale talmente tanto stupido, che la sigaretta che stavano fumando, ci stava quasi bene, come a dirci “ci sono situazioni migliori di una scopata”, rendendolo così pure simpatico!
Lo dimenticherò, sapevatelo.
Trailer:
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