Lo consiglio per:
– la capacità di inserire dei dettagli improvvisi che possano risollevarti l’anima al momento giusto
– la bravura e mostruosità attoriale di Daniel Day Lewis
– le scenografie e la fotografia da urlo.
Lo sconsiglio per:
– l’inadeguatezza di Pierfrancesco Favino nel ruolo di doppiatore – toglie credibilità al protagonista e annoia lo spettatore distraendolo durante tutta la visione.
– la comparsata di Sergio Rubini in un frammento con quella sua voce fastidiosissima.
Bello bellissimo, ma rimane un dubbio: dove voleva arrivare Steven Spielberg? Tralasciando il discorso legato alla costruzione del consenso che potrebbe essere ad hoc seguendo l’evoluzione dell’intera opera. Mi soffermo su delle questioni centrali.
Il lavoro racconta un fatto preciso: l’approvazione del tredicesimo emendamento nella costituzione americana che prevede l’abolizione della schiavitù. Il tempo è quello della Guerra di secessione (1861 – 1865). I fatti più importanti riportati nella sceneggiatura sono relegati all’ultimo suo anno (1865). Il registra costruisce in pompa magna il nazionalismo dilagante americano attraverso l’ironia e la semplicità del suo personaggio principale, Abraham Lincoln.
Quando si esce dal cinema si ha una sensazione buona: quella di aver visto qualcosa che ha reso e rende forte gli Stati Uniti d’America, per la propria volontà di unità, raccolta nella sua immensa bandiera a stelle e strisce, su cui capeggiano i 55 stati, dove ogni diritto è tutelato, e tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di sesso, razza e lingua ecc. – riassiumiamo così, anche se non è vero.
Tutto questo sulla base di processi storici che si sono susseguiti dopo, e incastonati e chiusi nel film, nel famoso discorso di Gettysburg del 1863, dove Lincoln incoraggia la costruzione della libertà democratica del popolo e per il popolo americano.
Siamo nel 2013 e di passi ne sono stati fatti tanti. Quello più recente è stata l’elezione di un uomo di colore come presidente di uno dei paesi più grandi al mondo, Barack Obama, oggi ancora in carica alla Casa Bianca, e Nobel per la pace.
La guerra civile americana è stata l’ultimo vero conflitto consumato sui quei territori. Tutti gli altri, invece, sono si sono sviluppati nei nostri continenti e – attualmente – in quelli mediorientali, facendo sì che la loro concezione democratica di dominio si è imposta e si sta imponendo da anni come modello culturale, civile e sociale attorno a tutti noi.
Come potete ben capire se supero le barriere del film, m’incazzo parecchio.
Mi scuso se posso sembrare qualunquista, ma sicuramente avrei potuto esprimermi meglio e senza l’enfasi del fastidio.
Vi consiglio di vederlo in lingua originale, lascio qui i due teaser così da farmi un’idea.
Ammerigano:
Italiano:
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