Bruno Cerasi è passato a casa. Di solito non permetto a nessuno di oltrepassare la soglia personale e quella lavorativa. Mi ha chiamato all’improvviso, ieri. Ha aspettato che arrivassi in piazzetta per farmi avere ION, un piccolo volume nel quale ho avuto il piacere di scrivere un testo critico. Si tratta di un’opera a stampa fotografica in edizione limitata andata sold-out in pochissimo tempo.
Con Bruno avevamo un altro progetto. Eravamo pronti, avevamo tutto: persone, luoghi, argomenti, piani e tempi. Ci ha fregato il budget. Ci eravamo ripromessi di pagare tutti gli ospiti professionisti, perché noi siamo i primi a non lavorare più gratis per nessuno.
Su di noi è calato il silenzio dopo che abbiamo deciso di rimandarlo. Il Covid-19 ci ha allontanati, non ci siamo sentiti per mesi. Ognuno ha sviluppato la resistenza come poteva. Così, mentre io mi impegnavo per la mia comunità, lui si è dedicato all’ospedale di Teramo. Ha lanciato una raccolta fondi attraverso la vendita di disegni che compongono questo libricino di cui vi parlo. Da solo, su Instagram, ha pensato a una mostra che assume i toni della street-art coinvolgendo la sua community di oltre 14 mila follower.
Quando ha chiamato per parlarmene, per propormi la stesura del testo, non capivo cosa avesse fatto. Fino a quando non ho visto cosa avevo in mano. La composizione e la fine di qualcosa che riassumeva il suo operato di un decennio di sperimentazioni.
Seguo l’artista dal 2013, ho imparato a conoscere i suoi vizi, il suo carattere, le sue doti. Ho sentito un peso di responsabilità molto importante perché potevo fare il mio lavoro di critico, per davvero, su una persona che seguo da tutto questo tempo in un progetto che non ho seguito in prima persona. Potevo farlo con una analisi pura e responsabile.
Ci sono riuscita, come ci è riuscito lui a comporre un punto di partenza che sta prendendo forme più alte proprio in queste ore, senza l’aiuto di nessun professionista del sistema dell’arte, solo con la sua comunità reale e virtuale, partendo da Roseto degli Abruzzi (TE).
Lui e noi, al passo coi tempi e le tecnologie.
Contemporaneo, no?
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