Stanotte ho finito The Rain, la stagione 3, quella finale. Per chi non conosce la serie, la produzione è danese.
La storia raccontata è di uno strano virus che si è abbattuto e ha decimato la società attraverso la pioggia.
Il protagonista è Rasmus, portatore sano del virus, impiantato da suo padre da un centro di sperimentazione nascosto nei meandri della terra.
Rasmus è protetto da sua sorella Simone e un gruppo di fedeli amici che lotteranno assieme per salvare le sorti del mondo.
Alla base di questa struttura, manco a dirlo, esiste l’amore. La protezione di una sorella verso il fratello, ma anche la passione verso Sara, una persona che a un certo punto muore, guiderà il comando della coppia, sulla volontà dell’armonia delle cose.
La serie è interessante, l’argomento (il virus) è strettamente collegato alla natura dell’uomo, si impossessa di lui e contamina le piante. È un linea con tutte le ricerche che stanno venendo fuori nei campi della neurobiologia vegetale.
A dire la verità mi sarei aspettata di più, visto il tema trattato, ma si è rilevato un inaspettato – quasi banale – lieto fine. La terza stagione perde di molto.
Per certi versi è narrata con molta velocità, come se per finire avessero dovuto raccontare i canonici drammi di una tragedia amorosa e giustificare quanto quel protagonista immondo fosse in realtà una vittima, buona e magnanima.
Poverino, per essere una brava persona ha bisogno del sostegno di una donna che si sostituisce alla sorella, una donna che lui ricostruisce a sua immagine e somiglianza e che completerà il suo percorso esplodendoci assieme per ottenere un nuovo fiore!
Che cosa romantica, ma anche no! 💥
Commento a prima stagione, qui
Commento a seconda stagione: qui
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