Antonia è una madre molto dura, una figura ingombrante di quelle che calpestano i desideri dei figli, una donna che presa dalla sua disperazione pone al centro le sue esigenze con la convinzione che la propria famiglia debba rispettare quello che lei porta avanti come una missione da rivendicare sulla propria esistenza complessa.
L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito è un libro amaro che ha vinto il Premio Campiello nel 2021. La protagonista è una ragazza di giovane età che vive seguendo lo spettro di una figura genitoriale importante, la sua vita è suddivisa tra la provincia laziale e la città di Roma.
Sono due i momenti che catturano l’attenzione rappresentate da due perdite: quella di una amica che si odia perché ci ha tradito e quella che la vita ci ha portato via senza che noi ci rendessimo conto della importanza del suo ruolo nella nostra esistenza.
È un romanzo di formazione? Non lo so, nel senso che la sua fine è un blocco decisivo, nel quale rimaniamo a riflettere su ipotetiche scelte di Gaia, la voce narrante, che porta il lettore/auditore in mezzo a questo casino di una ragazza in piena fase adolescenziale, dove suo fratello è mandato via di casa e suo padre è disabile a causa di un incidente sul lavoro. Si sopporta in tutto il tempo di ascolto del volume l’irruenza di una mamma che si pianta dentro i luoghi che occupa, se ne frega di ogni cosa mentre i figli guardano, partecipano e subiscono questa radicalità estrema.
Con una amica on-line abbiamo dibattuto in uno scambio di post, lei ha definito Antonia una moralista. È davvero moralista una persona che condiziona l’esistenza dei figli con i propri atteggiamenti o è presa talmente tanto dalla sua disperazione da non vedere le esigenze e i bisogni altrui?
Mi verrebbe da giustificare il ruolo di Antonia per la durezza insistente che porta addosso, allo stesso tempo comprendo le vicende che subiscono le persone che gli sono attorno e che cercano di vivere senza farsi condizionare negli atteggiamenti più semplici. La freddezza, la mancanza di affetto che si è impossessa della vita è una dominante che trascina il lettore fino alla fine, ma il lago – lo sfondo di ogni situazione che designa una costante precisa nei ricordi – segna una fine? È l’immagine di chiusura del proprio riflesso narcisistico che pone una scelta?
L’esperienza di ascolto che ho avuto da Storytel mi ha lasciato un senso di fastidio addosso, e penso se avessi dovuto leggerlo, lo avrei abbandonato a metà, non ce l’avrei fatta a sopportare tanto dolore.
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L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito
Bombiani, 2021
Emons, 2021
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