Ho smesso di leggere Norwegian wood pochi minuti fa; ho deciso di scrivere subito la sensazione poiché è un romanzo che sentivo sulla mia stessa pelle. Troppo europeo per essere giapponese, troppo intimo per non raccontare parti della propria biografia.
Non so quanta vita di Haruki Murakami ci sia dentro questo testo. Di fatto, nel postscriptum finale ho scoperto molte piacevoli cose: una dedica ai suoi amici morti e a quelli che restano; la rivelazione di una scrittura nata tra Grecia, Sicilia e Roma; la forte voglia che mi è venuta di leggere (o rileggere) La montagna incantata di Thomas Mann e Il grande Gatzby di Francis Scott Fizgerald.
Ho sentito questo libro addosso come pochi. Il personaggio principale – Toru Watanabe – mi assomiglia in modo sorprendente.
Non è la prima volta che scopro di appartenere a figure maschili di questo tipo. Ad esempio (tanto per farvi un po’ di fatti miei) sento molto legati Heathcliff di Cime Tempestose e – con grande risata – Gennarino Carunchio. Quest’ultimo, prodotto filmico di Lina Wertmuller proveniente da Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Personalità, insomma, che amano sempre troppo e al limite della loro esasperazione.
Norwgian Wood è uscito nel 2006 edito da Einaudi in una versione aggiornata. Esso racconta di base l’evoluzione traumatica delle vite di Watanabe, Naoko, Midori e Reiko.
Quattro linee comportamentali diverse tra loro, incatenate da vicissitudini comuni che creano una forte tensione narrativa.
Un testo che balla una danza elegante, che prende il lettore per le mani e gli permette di dedicarsi in un ritmo cadenzato fino all’ultima pagina.
Il romanzo non è scontato, mai banale. E’ ambientato alla fine degli anni 60, quando il mondo culturale e il fermento giovanile stanno cambiando in una rapida ascesa.
La chiave di lettura non è posta dietro angolazioni che si nascondono unendo questioni pubbliche o private. Non si intrecciano fatti della storia contemporanea alle loro vite. L’intera narrazione è legata solo da un fil rouge costante, che si mantiene attraverso un climax che tocca le sue punte più alte nelle lettere che i personaggi si scambiano tra loro; negli incontri di pura amicizia; nei racconti saffici e nel forte erotismo della scrittura. E’, infine, una storia triste che segue in maniera lineare i movimenti di Norwegian Wood dei Beatles.
Non mi era mai successo che un libro potesse avere una sequenza ritmica simile a un brano musicale; questo mi ha fatto sentire soddisfatta della scelta letteraria, senza neppure aver attinto a a particolari pensieri o critiche di altri o ascoltandone saggi soliloqui.
Mi sono fidata del mio istinto e con questo chiedo di fidarvi del mio.
“Scrivendo mi sembrava di riuscire a tenere insieme la vita che altrimenti ti sarebbe scollata spargendo i pezzi da tutte le parti “.
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