Copertina presa dal Corriere della Sera di ieri, riporta in dettaglio un articolo di Alessio Ribaudo la storia del ritrovamento dell’opera di Banksy in Abruzzo.
Le dichiarazioni affermano che essa sia stata rintracciata in un casolare di campagna nel comune di Sant’Omero, nel teramano, dal comando dei Carabinieri di Alba Adriatica, la polizia francese, la procura di l’Aquila e il Nucleo di Tutela e Patrimonio Culturale di Ancona. Un coordinamento che ha visto quella che inizialmente era una notizia del tutto assurda per un territorio come questo.
Bataclan (2018) si trovava nascosta in un sottotetto di un appartamento abitato da cinesi, ma occupato da un italiano sottoposto, oggi, a indagini per ricettazione. L’opera pare sia in ottimo stato, anche se manca la maniglia della porta. L’immagine è di una figura femminile raffigurata dolente, realizzata da Banksy nel 2018, nel ricordo degli eventi tragici del 2015, a Parigi, in Francia, a seguito di un attentato avvenuto da cellule islamiche.
A quanto dicono, il lavoro è stato trasportato con un telo su cui è stato dipinto qualcosa con uno spry di bassa lega per despitare la possibilità di apparire evidente ai controlli nella tratta del viaggio. Il triangolo interessato sarebbe quello di un traffico tra regione Marche, Abruzzo e Lazio. Una sorta di far west per facili nascondimenti da cui mercanti d’arte e collezionisti disonesti avrebbero avuto più possibilità di scambio. Le indagini sono ancora in corso.
Rimango incantata da questa situazione per diversi motivi:
a) l’Abruzzo cura l’arte contemporanea con poche realtà che lavorano bene e mai avrei immaginato che una opera di questo tipo potesse arrivare così, con uno scandalo, qui, facendo esplodere il teramano.
b) esiste un mercato di streetart sottobanco destinato a chi? per chi? da dove parte? dove arriva?chi colleziona? sono abruzzesi? chi ha questo potere di acquisto su questo territorio?
c)Rimaniamo sempre il baluardo delle assurdità, un parte d’Italia, bipolare e contrastante tutti i sensi.
Viva l’Abruzzo!
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