Venuto al mondo – Sergio Castellitto

Il lunedì sera ho scoperto essere gioviale per scoperchiare la forma d’ilarità che tralascio durante la settimana. Di nuovo cinema; di nuovo un film di cui mi pento amaramente di aver speso 6 euro.

Il lavoro è stato scelto dopo aver visto una lista di titoli altrettanto improbabili. Non sono amante di Margaret Mazzantinila Margherita Buy della letteratura italiana – poiché ritengo che la sua scrittura sia aspra, troppo fredda e distaccata – per non dire anche un po’ noiosa.

Non ti muovere”, l’opera letteraria che divenne lungometraggio precedente a questo, diversi anni fa, fu accettabile nelle mani del marito – regista Sergio Castellitto.
Mi sono fatta così coraggio, vagliando e sperando che anche stavolta avesse fatto un miracolo.

Venuto al mondo è uscito pochi giorni fa nelle sale; il trend vuole che il tema in voga in Italia tra gli sceneggiatori sia l’incapacità femminile di procreare; così si ruota, in tutta la sua durata – due ore circa – attorno alla disgrazia di una donna che vuole caparbiamente un figlio da dare al suo compagno.

Il protagonista è Emile Hirsch – l’attore selvaggio di Into the wild – nelle vesti di Diego; qui fotografo americano che arriva da non so dove, che ha avuto un’infanzia a pezzi, distrutta da un padre violento. Diego conosce Penelope Cruz (Gemma) mentre lei sta facendo un viaggio a Sarajevo per motivi di studio. Una donna impegnata nella ricerca universitaria vicina al mondo dell’arte.
Adnan Haskovic (Gojco) è l’amico fedele dei due, chi testimonierà le vicende tessendo le fila di una dura ricostruzione, e custode di una verità scomoda che non verrà rivelata all’interessato Pietro (Castellitto junior) – prole presunta dei due volenterosi citati sopra.

Le location scelte sono Roma e Sarajevo. In un tempo che oscilla tra il presente e il passato. E’ un viaggio continuo di flash-back  banali dal punto di vista del montaggio, ma che permettono al film di reggere l’aspettativa degli astanti.

La maggior parte delle scene si svolge nel 1992, nel pieno della guerra in Bosnia e durante l’assedio di Sarajevo, in un passato ben definito, che ha visto una sconsiderata violenza su donne bosniache musulmane per volontà di Slobodan Milošević; oggi condannato di crimini contro l’umanità e di operazioni di pulizia etnica; morto nel 2006.

Sebbene questo non sia l’incipit che ci viene fornito, è giusto mettere in chiaro certe cose.

L’intreccio è abbastanza complesso, contornato da una prima parte smielata, zuccherosa, da far venire voglia di vomitare in maniera spudorata nelle mutande del tuo vicino posto nella poltrona accanto; mentre nella seconda le scene prendono più vigore, ma solo in determinati punti: quelli cruciali dove si capiscono dinamiche precise che verranno svelate alla fine.

Ho trovato la scelta della colonna sonora pietosa.

Il rimando a Kurt Cobain – prima su una maglietta, poi su un manifesto di Never Mind, infine in un sacrario montato ad hoc da un emulatore povero di David LaChapelle – è banale e inutile; perché va bé che eravamo negli anni ’90; va bé che può essere un mito di una generazione, ma messo così, a cavolo, è apparso come personaggio inflazionato proveniente da un sistema musicale frastornato e disperato, che appesantiva, tra l’altro, la narrazione in maniera volgare.

La fotografia tocca solo in alcuni punti livelli eccelsi di stile.

Il migliore attore è senza dubbio Luca De Filippo – figlio di Eduardo – che compare pochissimo ma in scene necessarie.

Penelope Cruz tornasse ai film di Almodòvar;
Hirsch lo vogliamo solo nei film americani;
Filippo Castellitto mi ricorda tanto Silvio Muccino ai suoi primi isterismi, ed è la fotocopiasputata di Margaret e Sergio – senza cognomi per la regola del volemose bbbene.
Castellitto Senior, invece, è lo scemo di turno maturo che si è sobbarcato il peso di una situazione imbarazzante.

Il mio parere definitivo è questo.

Credo sia una pellicola adatta più alla tv che a una sala cinematografica – il suo montaggio è fatto appositamente per incastonare spot pubblicitari.
Ha quella dose di melassa giusta che fa sciogliere le donne di mezza età che dipendono da un uomo che le maltratta e per  ragazzine disperate in attesa di un sms stronzo che non arriverà mai.

Il titolo e l’idea del libro non solo male, ma la resa restituitaci è pietosa.
Non posso commentare la parte letteraria poiché non ho intenzione di leggerla, ma spero emerga a tutti,  che Pietro, in realtà, è il figlio frutto di un amore non voluto; della mercificazione di un corpo; di una terra usurpata e dilaniata dalla violenza.

Bocciato.

Trailer:

Locandina:

27 risposte a “Venuto al mondo – Sergio Castellitto”

  1. Credo che la Mazzantini sia tra le scrittrici sopravvalutate in Italia; naturalmente dopo averle fatto vincere lo Strega, ogni libro è un capolavoro e non parliamo dei film… Insomma, lei e Castellitto hanno messo su una bella ‘ditta’… 😉

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    1. Ieri ascoltavo proprio una sua intervista per rivalutarla e vedere se la mia idea era sbagliata.
      Confermo le mie posizioni, e condivido il tuo punto di vista in toto.
      Logorroica; entra in crisi per una domanda stupidissima; è goffa e parla troppo velocemente.
      Povero figlio 😦

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  2. Non ho letto il libro della Mazzantini, però la Buy non mi dispiace e forse è per questo che il film non l’ho trovato affatto brutto, anzi, come si evinceva dal mio post, mi è decisamente parsa una piacevole sorpresa.
    Non ti muovere non mi aveva convinto, recitazioni esagerate, Castellitto alle prime armi; qui si vede che è maturato (il quadro che tu definisci la Chapelle venuto male, secondo me è il migliore del film) iconograficamente e anche registicamente.
    La storia è bella e viene ben raccontata, magari la fiction italiana avesse questi riferimenti, starei incollata alla tv, credo.
    Che poi il figlio di Castellitto è cane a recitare non ci sono dubbi….
    Un saluto!!

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    1. almeno una cosa l’abbiamo tutti in comune: la comprensione visibile dell’incapacità di Pietro Castellitto! 😉

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      1. Ahahahah giusto! Comunque ti ho letto con piacere scrivi molto bene! 🙂

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  3. Sono d’accordo praticamente… con nulla. Per chi avesse voglia, ho scritto una recensione certamente più esaustiva di queste due righe sul mio blog (SoloSapere.com). In ogni caso, nel merito di quello che hai scritto:
    – Il fatto che non ti piaccia la Mazzantini non dovrebbe condizionare il tuo giudizio sul film, che è legato al libro, ma contemporaneamente è un’opera a se stante, che parla un linguaggio diverso. Detto questo, personalmente ho apprezzato molto Non ti muovere, sia libro e ancor di più film. Penelope Cruz ricordava Anna Magnani. (E non sono né una donna di mezza età né una ragazzina in preda a squilibri ormonali).
    – fortunatamente ho visto l’anteprima nazionale in lingua originale ma, come ho scritto, dalle clip ricevute durante la conferenza stampa, è evidente che doppiare il film in postproduzione è stata una scelta sbagliata. Il mio giudizio è quindi sull’opera originale (italiano e inglese con sottotitoli)
    – I tuoi giudizi sulle interpretazioni mi sembrano un po’ pressappochiste: la Cruz, dopo Non ti muovere appunto, ha fornito una delle sue migliori prove in assoluto. Una donna innamorata, distrutta e poi madre. Ma ripeto, forse tu non l’hai neanche sentita recitare dato che la voce non era la sua. Anche Emile Hirsch nel suo inglese losangeliano non ha proprio nulla di smielato e il loro amore è folle, ma di sicuro non fa venire le carie.
    – Pessimo il figlio di Castellitto, su questo siamo d’accordo.
    – La regia da spot pubblicitario dove sarebbe? È il film di respiro più internazionale che abbia mai fatto Castellitto e questo non può essere che un merito.

    Quindi il mio consiglio è tutta la vita: andate a vederlo! Se invece volete aspettare, comprate il dvd con l’audio originale e poi ditemi se Amalia ha ragione o meno.

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    1. Mi fa piacere che tu sia venuto.

      – E’ un azzardo anche fare un confronto tra Anna Magnani e la Cruz, ma questo comporta un commento su una opinione personale che non di certo vengo a contrastare.
      – Ho dato le mie risposte sulla base di quello che la maggior parte delle persone vede, non in anteprima e in lingua originale. Sei fortunato, questo ti permette di avere giudizi diversi, che di certo non devono riflettere i miei, che sono al di fuori di un’élite.
      – Ho scritto che è montato affinché siano inseriti gli spot pubblicitari perché – ribadisco – ha una dimensione linguistica fortemente televisiva, più da sala cinematografica.
      – Non sono d’accordo sulla sua internazionalità; soprattutto se per ricetta del respiro si intende usare due attori che tra loro stridono in maniera fortissima su una sceneggiatura che, non attira per niente chi la osserva, e che non è chiara nell’abc evolutivo della storia di un paese.

      Non devo avere torto o ragione, e neppure sentirmi dire chissà cosa.
      Tutti devono andare al cinema a vederlo per usare il proprio cervello e farsi un’idea, non sono di certo qui a sentenziare se è giusto o sbagliato il mio punto di vista, seppur ironico, è mio e rimarrà tale.

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      1. Giusto che tutti vadano a farne esperienza diretta. Il tuo giudizio tranchant poteva dissuadere qualcuno dal farlo. Per quanto riguarda la lingua originale, sinceramente ci sono rimasto malissimo quando ho visto le clip, perchè c’è una differenza abissale. Quindi ti invito, quando uscirà in homevideo – o attraverso vie più o meno lecite – a vederlo come l’ho visto io e a dirmi se il tuo giudizio non sarà diverso.

        p.s. domani uscirà sul mio blog la recensione di End Of Watch, con Jake Gyllenhall. Se ti piacciono i polizieschi vai a vederlo… 😉

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      2. verrò a leggere!

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  4. Che ci sei andata a fare. Bastava la presenza del figlio per capire tutto. D’altronde sempre meglio che lavorare (o studiare)
    Fabrizio

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    1. Sei della stessa pasta del tuo giudizio, se ti esprimi a questa maniera.

      Solitamente l’idea del “prodotto” che scelgo la vivo e consumo non facendomi affabulare da impressioni altrui.

      Fortunatamente ho un cervello che funziona, prescindendo studio o lavoro che sia.

      Amalia

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  5. Castellito è bollito

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    1. E’ anche quella una peculiarità! 😉

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  6. Io ne ho sentito parlar bene da tutti e questo è bastato a farmi venire seri dubbi. Però della Mazzantini ho letto 3 o 4 libri e mi piace molto, anzi moltissimo. E visto che dei tuoi pareri mi fido ciecamente dobbiamo raggiungere un compromesso!

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    1. Addirittura ciecamente! grazie :*
      Scrive bene, ma non mi trasporta. Pensa che quando lessi “Non ti muovere” ebbi un rifiuto tale da scagliare il libro al muro, tanto era freddo e analitico.
      Comprendi anche me, sono una persona “di pancia” 😉

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      1. Sisi, ciecamente!!! Mi sa che il mio amore per la Mazzantini allora é dovuto a dei residui di milanesitá!

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  7. io non la sopporto la Mazzantini

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    1. siamo in due.
      Una volta in tv, le stavano consegnando un premio.
      Veramente sembrava Margherita Buy nelle sue scene d’isterismo migliore!

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      1. infatti non sopporto neanche margherita buy

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      2. siamo sulla stessa onda! 😉

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  8. volevo scrivere fugato….

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  9. Mi è piaciuto sia il film che il libro “non ti muovere” ma questo film non era, in teoria, nelle mie corde. Ora dopo quello che hai scritto hai fogato ogni mio dubbio!

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    1. Per me di netto più bello l’altro film, non ti muovere.
      Lì Castellitto ammorbidì i toni e la freddezza della moglie, umanizzando di più la protagonista.
      Qui no.

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  10. Già ero in dubbio se andarlo a vedere… 🙂
    m

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    1. oddio, sono stata decisiva allora!

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