L’offerta di cinema alternativo ieri sera era riservata a Reality, il film di Matteo Garrone uscito nei mesi scorsi, di cui vi ho parlato già (clicca).
Così, intorpidita dal calore del camino, ho deciso di spegnere le luci alte attorno a me, accendere quelle piccole e farmi una tisana calda alla liquirizia e camomilla per dedicarmi a un nuovo libro.
Anche in questo caso si tratta di uno scrittore recensito poche settimane fa (clicca).
Alan Bennett è un autore inglese che pubblica nel 1989 un mini racconto di ottantanove pagine per Adelphi, intitolato La signora nel furgone.
Sebbene chi lo avesse letto mi ha dato qualche indizio e giudizio, ho voluto constatare con i miei occhi la veridicità di queste affermazioni.
E’ triste: è innegabile. E’ la storia di un’anziana signora ospitata dallo stesso autore sotto casa sua; è una barbona di cui nessuno conosce la vita; disturbata da tutti; che vive all’interno di uno spazio ristretto, senza ottenere nessun sussidio dallo stato, in totale miseria. L’autore, non rilevando inizialmente che fosse lui stesso il narratore, ci fa conoscere la protagonista dalla sua finestra attraverso una sorta di diario che reca date, cose fatte e situazioni che hanno dello squallido per chi ha la fortuna di avere tutto.
La scrittura è teatrale, e sono ancora convinta che se lo avessi letto o visto rappresentato in lingua originale, sarei morta dal ridere.
In italiano perde la forza del suo humour. Immaginate una donna cattolicissima che ha battute sferzanti verso chi le rivolge la parola, che non si abbatte mai, al costo di apparire pazza.
Il quadro finale mostra chi sia lei realmente, ma ci si diverte nello scoprirla così com’è, proprio per questo.
Consigliato; non impegnativo, di lettura e scrittura semplice.
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