Avete presente l’acquisto compulsivo, quello che vi trascina dritti a scegliere una determinata cosa che vi ha colpito e che non potete fare a meno di mangiare, consumare, indossare e leggere all’istante?
Ecco. La relazione con Il mio paradiso è deserto di Teresa Ciabatti è iniziata così.
Mi trovavo in libreria e senza troppe complicazioni sono stata inseguita da una copertina che strideva col sul stesso titolo. Avevo già letto di lei in alcuni commenti di Giuseppe Genna, ma non conoscevo affatto i suoi libri.
Inizia in modo stupido la tenera e agghiacciante scoperta di questo volume edito da Rizzoli nel 2013. Una storia la cui trama è costruita in quattro parti principali, ognuna che sfocia in un discorso le cui le fila sono complesse, elaborate e scritte da dio.
Non posso tralasciare quanto mi sia piaciuta la concatenazione di una narrazione con un nucleo centrale forte, che dirama verso vie che raccontano di scenari insospettabili e sconvolgenti, a ogni suo singolo passaggio.
Si inizia da Marta, si passa ad Attilio, si intravede Luisa e si arriva a Pietro, senza fiato, poiché la modalità di scrittura adottata porta il lettore a non staccarsi da quelle pagine che trascinano verso un linguaggio pulito, acuto, e nella giusta distanza, avvolgente.
Sebbene Marta sia il cuore pulsante di tutto il testo – colei che con i suoi disagi apre e chiude una circolarità perfetta – la dimensione che si crea nell’approcciare le parole della Ciabatti non è di certo lontana dai nostri vissuti: in quelle paure chiuse a chiave nel cassetto di una memoria sempre in agguato, pronta a svelare ciò che siamo da un momento all’altro.
La forza è nel non immedesimarsi nei personaggi, se non in alcuni tratti, che scoprono lentamente – in realtà – la nostra attualità fittizia.
La famiglia Bonifazi; una foto su una rivista; la disgregazione di un sistema apparentemente forte che crolla e libera il proprio essere da condizionamenti atavici e distruttivi, che hanno minato le libertà dei singoli protagonisti.
<<Vuole sapere la verità, ingegnere? In questo paese le persone normali non hanno voce, nemmeno i nostri morti >>.
Lo consiglio a tutti.
Mi rimangono alcuni dubbi:
– Perchè inserire dei personaggi che hanno lo stesso cognome della scrittrice?
– Chissà se per alcuni passaggi si è lasciata ispirare dalla fine dal Barone Rampante di Italo Calvino?
Buona lettura!
[…] che assorbono il lettore a un ritmo pazzesco, che va oltre ogni aspettativa. È stato così per Il mio paradiso è deserto (Rizzoli, 2013) ed è stato così per La più amata (Mondadori, […]
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Ho sognato questo libro stanotte, che lo trovavo cartaceo da queste parti sorprendendomi e mi dicevo che allora lo avrei dovuto proprio leggere! Per curiosità, quante pagine ha? Quante sere mi può occupare andando lenta?!
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circa 270! ti occupa poco 🙂
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….ahimè!
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🙂
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Si, mi è capitato, ed è bello quando accade… quando l’impeto prende il sopravvento alla ragione! Certo, stiamo parlando di cose sane! Questa è sicuramente una di quelle, tra le più intelligenti che possiamo compiere per il nostro cervello. Grazie, ne prenderò nota. Mi piace come l’hai presentata. Serena Notte a te:-)
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grazie a te di essere passata!
Smack!
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