“Ora esci di qui”.
Queste parole sono una manna dal cielo stamattina, una delle risposte più importanti alle forme di violenza più subdole che possano esistere. Un “no”, che non porta a compromessi.
Molto spesso si scorda che la violenza è un fatto non legato solo alla fisicità, ma passa anche attraverso altre vie più nascoste. Quando uno esprime una propria verità, per chiarire la propria posizione, l’altro, il soggetto a cui si chiede tempo, crede che possa autorizzarsi a distruggere l’altro attraverso lo screditamento.
A quante è accaduto?
È un fatto di vigliaccheria e di irresponsabilità, di incapacità al riconoscimento dei sentimenti altrui.
Qui si parla di un libro, un intellettuale morto a causa di un atteggiamento politico. La figlia del defunto si trova a dover abbassarsi alla stregua di chi ha imparato a giocare alla manipolazione pur avendo gli strumenti per capire di cosa parlava chi affermava una sua verità (il padre di lei contro una condizione di azzeramento della coscienza critica individuale).
Molto spesso una donna in ambito personale e professionale si trova a vedere e attraversare situazioni molto simili, magari mutate di contesto, ma simili. Il giochetto tattico è sempre lo stesso e la frase che si sente ripetere è :”devi rimanere zitta” o “rilassati”.
Accade così che quando si esprime volontà di chiarezza o si chiede del tempo per capire cosa si sta attraversando, la risposta data in cambio è una aggressione immotivata. Un atto di egocentrismo.
Io credo che gli uomini, molti degli uomini che ho incontrato nella mia vita, non siano stati abituati a una educazione sentimentale, a riconoscere i sentimenti fondamentali, come molte donne non sono abituate a difendere la loro vera natura e per questo cadono vittime di meccanismi non chiari a cui si deve sottostare per una presunta educazione.
Vale la pena sottostare a chi vuole impedirti di esprimere chi sei realmente?
No.
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