La sua analisi consiste nel mettere in evidenza la vendita da parte dei musei di alcuni pezzi di valore per sopravvivere a questa ondata di Covid anche a tutela dei propri dipendenti, visto il blocco turistico, la chiusura degli spazi e la prospettiva di visione momentaneamente occlusa sul futuro.
Quello che si nota è che si vuole spingere a una movimentazione di opere da reinserire nel mercato dell’arte tramite le aste.
Il punto è che il tema è complesso e varia da istituto a istituto. Si tratta di una normale attività per molti musei internazionali, mentre per quelli italiani, viste le normative vigenti, la questione è rigida e complessa.
A questo punto potrebbe essere utile, per il nostro paese, rivedere la normativa o è giusto mantenere salda la tutela del patrimonio culturale?
Lo scenario non è dei migliori, non resta che attendere che passi questo vento per capire dove sia il giusto orientamento.
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