Sono giorni che macino un pensiero nella testa, credo sia stata una frase che ho letto da qualche parte a far scattare la miccia per questa riflessione, suonava più o meno così: quando noi decidiamo di abbandonare una cosa, non stiamo lasciando quella cosa, ma l’idea costruita attorno a quella determinata cosa.
E’ un po’ criptico come ragionamento e io non sono una che si veste da Marzullo, ma se ho capito bene, suona più o meno così: se amiamo una persona, ma la relazione è travagliata, oltre al sentimento confuso e al senso di frustrazione da essa generato, bisogna aggiungere alla lista la nostra componente ideale, cioè la parte più dura, quella che abbiamo cucito attorno a quella persona nel nostro cervello e che non corrisponde alla realtà, ma piuttosto a una proiezione cinematografica che in termini popolani si definisce come una enorme pippa mentale.
Da due giorni penso.
Ci sono persone che incrociamo e con le quali possiamo costruire potenziali relazioni autentiche. Sarà l’esperienza a parlare, ma quando vedo qualcuno che fissa negli occhi e scatta quello che potrebbe essere un sentore di colpo di fulmine me ne distanzio a gambe levate. Accade sempre quando vedo che l’altro si perde negli occhi di qualcuno, penso sempre che sia un meccanismo che genera una rete di dipendenza.
Voglio dire che lo sguardo, posto in questi termini – per me – è una condizione di dominio mentale, dove chi ha più fermezza, cattura l’altro, e mi chiedo: ha senso? Vale la pesa trasformare un sentimento che potrebbe fiorire libero in un meccanismo dove qualcuno ti sovrasta perché uguale a te in quel momento?
Per essere amata non devo essere catturata o controllata. Se ami, ami. Se vuoi bene, vuoi bene. Il tatticismo che si instaura come quando hai quindici anni, cioè quando hai necessità di scoprire te stesso per completarti, a una certa – sui quaranta – mi annoia tantissimo.
Esiste sulla faccia della terra qualcuno che saprà pensare in autonomia e non in funzione dell’altro?
Con questo non voglio dire che una storia di amore debba essere fredda e non confidenziale, ma se ognuno rimane centrato su sé, sull’essere autodeterminato e vero, nel rispetto di chi hai scelto di avere a fianco, non come una macchina da cui rifornirti quando sei triste e svuotato, il livello di equilibri comuni non ha più possibilità di generare nuova energia?
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