Alla galleria Eduardo Secci ormai sono di casa, nel senso che cerco di passare ogni volta che sono lì, a Firenze.
A me piace la sezione Novo, dove spesso è facile trovare artisti più giovani come in questo caso che accoglie una ragazza ucraina il cui lavoro è basato sul linguaggio della pittura.
The dreams of reason è una mostra di Daria Dmyitrenko a cura di Eduardo Monti che rimarrà aperta fino al 19 novembre prossimo. La sua è una ricerca che pone al centro la simbologia e la mitologia della sua terra attraverso il sogno e il subconscio.
Quanto ovest c’è in questi lavori a partire dall’arte moderna fino ad arrivare alla contemporaneità? In una delle opere mi sono venuti in mente i fondali di Giorgione, ma anche tante pitture rinascimentali per via della fissità degli schemi composizione dei soggetti, della grandezza dei quadri. Una qualcosa di molto conosciuto nel quale sentirsi rassicurati.
In quanti vedono Dalì con degli sprazzi di Bacon, ad esempio?
Tutto è collegato al subconscio, come dicevo, ed è come se la pittura volesse scavare i ricordi, anche quelli di chi guarda in un modo molto leggero e non invasivo.
L’aspetto più piacevole è dato dal fatto che molto spesso, avvicinandosi ai lavori, spuntano piccolo occhi – quasi nascosti – che attraggono il visitatore e lo scrutano da un punto di vista insospettabile dell’opera.








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