Dopo aver passato una serata casalinga con due miei amici tra pettegolezzi e risate, annoiata da una tv pedante che presenta i soliti scenari ansiolitici e barbarici, decido di porre fine alla lettura che ho intrapreso in questi giorni e che mi è piaciuta molto.
Nudi e Crudi di Alan Bennett è un piccolo volume Adelphi di novantacinque pagine, uscito per la prima volta in Inghilterra nel 1996 e arrivato in Italia nel 2001.
Mi è stato il regalo di una persona cui voglio molto bene, così ne parlo ancora più volentieri.
La storia è abbastanza scorrevole e lineare; narra le gesta di due personaggi particolarissimi: un avvocato pignolo e ossessionato dalle sue piccole cose; una moglie assente e poco stimolata – anche sessualmente – dal marito.
Il nucleo gira attorno a un evento preciso: la scomparsa dei mobili, vestiti, cibi, oggetti e tutto quello che immaginate, dalla propria casa, senza che nessuno abbia visto nulla. La scoperta avviene al rientro del Così fan tutte di Mozart, visto a teatro quella sera – esso sarà il leit motiv che vi guiderà fino all’ultima pagina.
Da quel momento lo scenario assumerà toni kafkiani; il lettore percepirà una visione di smarrimento che appartiene ai protagonisti, arrivando fino all’ultima pagina per scoprire tante piccole manie e silenzi di una vita passata insieme in due.
Il racconto lungo – se così si può definire – essendo di natura anglosassone – suppongo – abbia uno humour marcato nella sua versione originale; nella nostra non è così sferzante, l’irrealtà si perde un pochino, ma rimane comunque un filo conduttore di fine ironia che può bastare a capire dove l’autore voglia andare a finire.
La nota dissonante è l’ossessiva ciclicità dei cognomi di spicco; Mrs Ransome e Mr Ransome non hanno dei nomi propri di persona; mi chiedo se questo è l’elemento che serve a rafforzare il senso di grottesco e assurdo alla lettura, ovviamente unito a tutte le situazioni intricate che i due anzianotti si trovano a vivere.
Consigliato!
Ps. dello stesso autore ho anche La signora nel furgone, magari ne parlerò prossimamente.
Visto che ho citato Kafka, suggerisco Il processo (Einaudi, 2005) – la versione che possiedo.
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