Luca Varani, reportage e riflessioni #articoli #minimaetmoralia #nicolagioia

La questione nasce da qui, dall’articolo di Nicola Lagioia su Minima et Moralia, Un reportage sull’omicidio di Luca Varani (Clicca) da cui traggo le seguenti citazioni:

“Si sentiva realizzato quando riusciva a imbucarsi nella villa di qualche ricco. Poi però faceva sempre una cazzata. Così lo cacciavano a pedate”. “Mi è sempre sembrato un ragazzo molto intelligente. Aveva grandi capacità di seduzione”. “Diceva di avere origini francesi per darsi un tono. Non era vero”.”Cambiare sesso stava diventando un’ossessione”. “Voleva fare l’operazione e litigava coi genitori. Ma siamo a due passi dal Vaticano, mica nella Chicago dei fratelli/sorelleWachowski”. “Uno che rifilava fregature”. “Ultimamente si travestiva. A quanto pare era vestito da donna anche mentre ammazzavano quel poveraccio”. “Proprio perché si sentiva donna, voleva scoparsi solo gli etero o i bi”. “Mi fa pena. Vivendo in un mondo che in fondo ci disprezza, noi gay dobbiamo fare più fatica per costruirci una grammatica sentimentale. Ma in lui la mancanza di puntelli era eclatante. Non mi riferisco solo all’identità sessuale. Per la disperazione si era costruito un personaggio, un falso sé. Mandava in giro quello. La società offre decine di modelli vuoti se vuoi sottrarti alla fatica bestiale di capire chi sei”. “Suo padre è un uomo stimato. Ma come genitore era freddo e narciso. Ha dato pochi strumenti a Marco per orientarsi nella vita. Il che non significa nulla.Tanti padri fanno ben di peggio e non è che i figli diventano assassini”.

Se hai lasciato che il tuo io rimanesse schiacciato (dal mondo, dai genitori, dalla vita) sarai un eterno affamato che pensa solo a estinguere il bisogno. Manuel e Marco non sono in grado di vedere altro che se stessi. Io io io… Parlano di sé, del proprio dolore, delle proprie frustrazioni. Quando riescono a provare compassione, ancora una volta, è soprattutto per la propria persona. Io io io…come se l’ossessiva menzione di un pronome personale compensi la mostruosa insufficienza del suo corrispettivo reale. Se in fondo ti senti poco più di uno zero, ridurre l’altro a niente (ad esempio uccidendolo) può essere il mostro che porti dentro senza saperlo.”

Il tizio (Marco Prato) ha dato scandalo per un omicidio assurdo di Luca Varani, accaduto a Roma pochi mesi fa, ma in giro di questi soggetti ce ne sono tanti, davvero troppi, soprattutto maschi.
Andro’ controcorrente, sarò anacronistica, ma due sberle nette sui denti farebbero bene a questi soggetti. Cercano quest’attenzione e comprensione perché spesso i loro padri (soprattutto loro, rispetto alle madri) sono assenti. Cercano persone che le sappiano far reagire, scuotere, foss’anche verbalmente ed è un tormento averci a che fare, levarseli di torno, soprattutto se hai una forza e una volontà viva di reagire. Si aggrappano alle vite degli altri per la loro incapacità di avere una esistenza maturata attraversando le proprie crisi. E’ unitile che ci si prende in giro dicendo che l’aggressività non serve. Se l’assertività o l’umiltà non portano i loro frutti, non si riesce a divincolarsi dai loro atteggiamenti, a indirizzarli dai terapisti, beh, io sono a favore dell’occhio per occhio dente per dente con l’aggressione verbale. E’ un po’ come la scena assurda del film Mommy, dove la vicina di casa, non sopportando gli atteggiamenti del ragazzino che aiuta nello studio, arriva all’esasperazione perché tormentata e lo scaraventa a terra facendogli fare la pipì addosso dalla paura. Nel caso estremo si ristabilisce l’ordine, una regola.
Psicologi, sono pronta alla lapidazione, ma personalmente le varie forme di narcisismo mi hanno scassato l’anima e non si sostengono più. Che cavolo sta succedendo nelle nostre maledette famiglie?

4 risposte a “Luca Varani, reportage e riflessioni #articoli #minimaetmoralia #nicolagioia”

  1. Mi dispiace, ma Marco Prato era un narcisista, peraltro anche molto poco professionale sul lavoro e decisamente coccolato e seguito dai suoi genitori, due affermati professionisti del settore culturale che hanno aiutato il figlio culturalmente ed economicamente. Chi lo conosce può affermarlo senza alcun dubbio. Tutt’altro che assente, suo padre; impegnata in problemi ben più urgenti sua madre, che badare a un figlio frivolo e peraltro ADULTO.
    Dare la colpa ai genitori è una scappatoia, dare la colpa al senso di inadeguatezza dello stare al mondo è una scappatoia, dare la colpa al vuoto morale della città è una scappatoia; dare al colpa al diavolo che potrebbe covare in ognuno di noi, una scappatoia. A volte, bisogna evitare di fornire spiegazioni e attenersi ai fatti nudi e crudi, così come si presentano: questi due assassini sono soltanto dei viziati, che potevano permettersi il lusso di allontanarsi per giorni girovagando per la città senza preoccuparsi di dover tornare a lavorare o doverci semplicemente andare. Forse leggersi Pierre Rivière di Faucault o semplicemente A sangue freddo di Truman Capote potrebbe aiutare a capire la fenomenologia degli atti di violenza efferata. Eppure, in questa storia, i fatti parlano di due miserabili delinquenti che meritano una pena esemplare. Per esempio un lavoro a vita in risaia co la schiena spezzata oppure nelle fogne comunali a spalare il guano.

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    1. perché chi dice non è narcisista? lo è. di solito questi personaggi sono proprio così per genitori anaffettivi che offrono oggetti al posto del bene. considerano i propri figli come estensione del proprio sé. per il resto è una crisi generazionale assurda. e sulla noia ti offro la mia completa adesione. grazie di essere intervenuto e benvenuto nel blog. 🙂

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  2. Semplicemente, c’è gente che non è in grado di crescere dei figli, ai quali dovrebbe essere impedito di sfornare marmocchi ‘tanto per’… da Pietro Maso in poi, i casi si sono moltiplicati: i più recenti appunto quelli di Roma (poche settimane fa, non mesi…), ma potremmo anche citare quello dell’insegnante truffata ed ammazzata dall’ex allievo… L’altro giorno su FB un conoscente parlava di una serata passata in un ristorante in cui dei bambini si sono messi a giocare a nascondino e uno di quelli a un certo punto si è messo pure i pattini… Il tutto senza che i genitori dicessero ‘a’. La nostra generazione, dei nati negli anni ’70, diciamo fin verso metà ’80, è l’ultima in cui l’autorità contava qualcosa… A mio padre bastava un’occhiataccia, mia madre qualche scappellotto me l’ha dato… ma poi? Poi è stata una degenerazione continua: una quindicina di anni fa in un negozio di fumetti un bambino sui 12 anni dà alla madre della ‘str***a’ davanti a tutti, per non aver ceduto alle sue richieste: non una reazione, ai miei tempi sarebbe partita una sberla che ancora giravo. C’è stato un complesso di concause: si è stabilito ‘sto principio secondo cui i genitori per i figli dovrebbero essere degli ‘amici’ (e tanti saluti all’autorità), nel contempo le famiglie hanno declinato qualsiasi responsabilità sulla ‘scuola’ prima, su tv e Internet poi… e ci stupiamo perché vengono su generazioni di mostri….

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    1. Vedi tu l’impatto mediatico quando distorce la percezione. E’ vero, hai ragione, poche settimane fa. Più che autorità parlerei di autorialità, e su questi hai d’accordo, anche a me bastava uno sguardo, come anche una sberla meritata. E’ proprio un segno di correzione. Oggi, conscia di questa cosa io dico solo che i motivi possono essere richiesti, spiegati, basta anche una alzata di voce per far capire molte cose. In questo momento c’è una disperazione generale. Quando Lagioia parla di “stolti”, ha ragione. La Bibbia ne è zeppa e ci invita a ignorarli. Il punto è che ora siamo in un momento in cui è pieno di stolti e ci si sente schiacciati. Personalmente seguo la via dell’umiltà, almeno fino a quando non mi calpestano i piedi. Comunque sono molto d’accordo col tuo commento.

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