Commento a Aldo Grasso #larivoluzionesilenziosa #comunicazione #lalettura

Aldo Grasso, la lettura, novembre 2020 - ph.Amalia Temperini

Stamattina ho letto un articolo di Aldo Grasso su LaLettura. Si parla di rivoluzioni silenziose, di come nel tempo siamo cambiate le modalità di relazionarci dalla invenzione della stampa ai nostri giorni con l’uso delle tecnologie più avanzate.

Mi preme dire che si, effettivamente sono un po’ ossessionata da questa situazione legata ai social network, ma quello che lo scritto mi ha suscitato è una consapevolezza enorme su come questo processo di cambiamento sta plasmando i nostri modi di fare in tutte le situazioni legate all’uso dei mezzi che abbiamo in mano ogni giorno.

Chi vive un processo storico non è consapevole del cambiamento, avviene come avvengono milioni di cose al mondo. Mi fa riflettere il senso di straniamento che avvertiamo, almeno io lo avverto, nel non essere più me – la vera me – quando sono on-line rispetto a quando sono off.

Se penso alla fine degli anni ’90, quando ho iniziato a usare internet e i suoi costi di accessibilità si sono abbassati per tutti, lo scenario era di essere persone mascherate da nickname che inventavano altre vite per fuggire dal caos della realtà. Molte delle persone che ho conosciuto in quelle chat le sento ancora, ci vediamo pochissimo perché viviamo in altre città, ma è stato una situazione di avviamento che aveva basi sane – almeno per chi aveva intenzioni buone.

Con l’uso del proprio nome e cognome, il cambiamento e l’esposizione mediatica dei nostri vissuti sui social network, si è amplificato il bisogno di apparire in una condizione di narcisismo che ha messo le nostre vite a una stretta morsa performativa che è concentrata tutta sull’uso celebrare, mi sento di dire un ultra potenziamento della mente rispetto al corpo. Improvvisamente  gli individui che conosci, i tuoi vicini di casa, io stessa ai loro occhi, appaiamo per quello che non siamo.

Io credo che il pregiudizio da questo punto di vista possa aumentare rispetto a quello che è persistente della realtà e il gossip, l’invenzione delle cavolate per piccoli gesti compiuti e postati in una foto o in un commento, possano innescare nella mente dell’altro processi pericolosi di pensieri che non corrispondono alla verità, innescare invidia e insofferenza gratuita e maligna.

Voglio dire che questa fioritura nuova di relazioni che tendono alla malattia della visibilità siano come una pozza di acqua sporca dove ognuno crede di leggere l’altro, ma è concentrato su se stesso, sulla propria proiezione e non si rende conto che, molto spesso, le cose non coincidono alla realtà ma alla sua emulazione.

Quando ho deciso di proseguire questa dimensione di blog, ho cercato di capire cosa distinguesse quegli strumenti da questa pagina su cui scrivo. Mi sono resa conto che qui sei libero di esprimere una posizione con una visione più pacata. Si possono avviare processi di letture e commenti, ma non ha quel grado di ostentazione, negatività che sui posti si alimentano in una lotta ai domini di pensiero. Su queste pagine, chi ti sceglie lo fa per contenuti.

Ognuno ha il suo social preferito che corrisponde al suo mondo o a quello che vuole ottenere, ma questa cosa ha i suoi pro e i suoi contro. Se facessimo la conta di tutto quello che questa velocità sta creando nei nostri processi della mente, noto che stiamo mutando in termini di comportamento.

La scelta fotografica di copertina dell’articolo di Grasso è davvero eloquente, ma se la TV ha avuto un telecomando con la funzione di scelta del canale, allora anche il tasto spegni di ogni pc, come la modalità disconnetti da ogni telefono, potrebbe essere una scelta per preservare un pezzetto di animo proprio da questi nuovi abissi e tornare a vedere coi propri occhi la realtà fuori, quella di un mondo che è più silenzioso. lento e a volte rassicurante.

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