Poco chiare e approfondite le notizie dedicate a Banksy e la sua famosa porta ritrovata in Abruzzo alcuni giorni fa.
Ho fatto un giro nel web e gli unici articoli utili sono arrivati da due fonti che raccontano le stesse vicende.
Ho già detto in post precedenti a cosa fosse legata, la situazione, lo condizioni, i fatti poco attendibili. Si tratta di capire i motivi per i quali questo lavoro fosse di passaggio in Abruzzo, una terra molto silenziosa per i campi artistici, ma che ci ha permesso di capire che esiste una sezione di illeciti pronta a rispondere e ad accogliere i sommovimenti internazionali con molta astuzia e una riservatezza di difficile gestazione.
Il Manifesto a firma di Mario Di Vito del 12 giugno riporta una informazione che combacia con quella a firma ridotta trovata sul quotidiano on-line Il Capoluogo in un articolo aggiornato al 16 giugno. Entrambi affermano un dato utile: l’opera sarebbe esclusivamente merce destinata al mercato internazionale, che il soldoni vuol dire speculazione e innalzamento del suo valore economico – anche se quantificare il suo prezzo adesso sarebbe una cosa davvero difficile.
Per quanto riguarda le persone coinvolte, si può dire che siamo alle stesse notizie dei primi giorni di ritrovamento. Ci sarebbe un magrebino di 50 anni che avrebbe trasportato l’opera nascosta a Sant’Omero, in un casolare della campagna abruzzese della provincia teramana. Il mediatore di 60 anni, ex imprenditore di Giulianova (TE), ex venditore di automobili, nato in Francia. Una terza persona di Tortoreto (TE), che avrebbe fornito lo spazio per il nascondimento della porta del Bataclan realizzata da Banksy.
Poche informazioni, tre persone coinvolte, ognuna con le proprie reti ipotizzabili e nascoste. Un territorio inesplorato ricco di ipotetiche piste.
Interessante, no?
Vi piacerebbe sapere in futuro come continueranno le indagini?
Volete che io continui a parlare di questa storia?
Ditelo nei commenti. 💥
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