Può essere una prova, ma credo già di sapere in quanti saranno. Quei pochi basteranno a capire che li trovo sempre, anche con il covid di mezzo, senza vederli, senza social. Il resto è gente di passaggio, come tante se ne incontrano nell’anonimato di una via di qualsiasi città.
In questo momento sono le 16.20 di sabato 31 ottobre. Queste parole saranno online domani. Rispetto a ieri il clima non è dei migliori, inizio a sentire freddino nonostante il sole. Sto organizzando il lavoro per la prossima settimana ma nel frattempo mi concedo un cappuccino a casa mentre il cane poltrisce davanti ai miei piedi.
In questo momento non ho grandissima voglia di leggere, guardo molto spesso dei cartoni di Studio Ghibli su Netflix. Stanotte non ho terminato la visione di Kiki La Strega.
Vivo queste mie giornate senza una visione precisa, lavoro, cerco di meglio, ma senza capire più di tanto cosa faccio e soprattutto perché.
Mi capita di sentire persone che conosco, che vivono fuori dal mondo, donne e uomini che riescono a programmare la loro vita da qui per gli Stati Uniti o viaggiare comodamente in treno per andare a trovare le persone amate. Io a settembre avevo programmato un viaggio in Toscana, risalivo verso zone di Firenze con amici che vivono lì, ne approfittavo per vedere una mostra che termina proprio in questi giorni a Palazzo Strozzi. Ho rinunciato. La mia coscienza si è fermata un attimo prima quando ho visto che il numero dei positivi e degli asintomatici stava salendo di nuovo.
Diverse volte mi sono posta queste domande: è giusto andare? è giusto rimanere? Ho pensato che in quella casa c’è un bambino di pochi mesi. La mia coscienza mi ha frenato nel rispetto di chi mi ospita ogni volta che salgo su.
Era settembre, oggi siamo quasi a novembre; il numero dei casi è triplicato, il tracciamento perso. In molti vanno in giro in lungo e in largo come nulla fosse.
Stamattina ho posto questa domanda alla mia vicina di casa; anche lei non capiva, aveva le stesse difficoltà. Mi ha raccontato di suoi colleghi partiti per festeggiare un compleanno in viaggio in Italia. Tornati sono risultati positivi e hanno messo a rischio le persone della azienda che poi li ha sospesi dal lavoro per un periodo.
Non so se gli anni novanta fossero più semplici, avevo vent’anni in quel periodo. Trovo che questi di oggi siano davvero troppo complessi e provo fastidio per chi va avanti come se nulla fosse, come se il non voler vedere o sentire fosse uno sport nazionale.
Sarò troppo vecchia io. Boh!
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