Girlfriend in a Coma – Emmott/Piras

Volevo portarvi alla luce una situazione spiacevole che ha come oggetto una censura applicata al documentario Girlfriend in a coma, bandito dalle sale del MaXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo), pochi giorni fa.

Il film, di e con Bill Emmott (ex direttore dell’Economist di Londra), realizzato con l’aiuto di Annalisa Piras (film – maker e corrispondente della rivista Espresso), racconta gli ultimi anni dell’Italia, e di come, a causa di un certo fare politico,  abbia avuto il nostro paese, un declino micidiale, tanto da indurla a uno stato di immobilità totale.

Non è una novità che certi documenti scomodi vengano accantonati o censurati. Ricordiamoci che questa campagna elettorale voleva bloccare talk show di approfondimento politico o spostare addirittura le serate del Festival di Sanremo.

Lascio qui il trailer in modo che possiate capire, assieme al sito ufficiale, e ad altri link per farvi da soli un’idea, o per magari intervenire a supporto.

Sito ufficiale: clicca

La Repubblica: clicca
La Stampa: clicca (articolo firmato da Emmott)
Il Corriere della sera: clicca

Il Fatto quotidiano: clicca
Il Sole 24ore: clicca
Artribune: clicca

8 risposte a “Girlfriend in a Coma – Emmott/Piras”

  1. Grazie, avevo letto ma confusamente.

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  2. Siamo d’accordo, non c’è dubbio che Berlusconi sia un’anomalia, ma è anche vero che se è ‘durato’ dipende anche da tutta una serie di fattori, dall’opportunismo dei ‘centristi’ all’inettitudine della sinistra; sull’analisi dello stato della cultura in Italia siamo d’accordo – pochi ad esempio sottolineano come Musei e are archeologiche varie potrebbero offrire decine di migliaia di posti di lavoro. La mia critica non era al prodotto, era alla tempistica: la reazione di Berlusconi era prevedibile, ma era davvero necessario trasmettere ‘sto documentario proprio in campagna elettorale, sollevando il prevedibile vespaio di polemiche? Forse, appunto, il vespaio di polemiche era voluto, per attirare l’attenzione sul problema…

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    1. Non so se dipenda dal fatto che Emmott sia stato denunciato due volte per diffamazione da Berlusconi. Non so se tutto dipenda da questi rapporti. Il punto è che in ogni caso ci troviamo in una situazione di censura e non di libertà di espressione. Le motivazioni sono comunque chiare nell’articolo dl quotidiano “La Stampa”, che ho linkato.
      E comunque è necessario trasmetterlo durante la campagna elettorale in uno spazio pubblico, poiché credo anche io che la libertà di espressione nel 2013 non può essere minata. Il punto è che ancora una volta ci troviamo ad agire come se vivessimo al pari di paesi sottoposti a dittatura.

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  3. A me qualche dubbio viene, forse perché siamo in Italia e su certe sulle quali dubbi non dovrebbero esserci, dai e dai alla fine il dubbio ti viene… è fuor di dubbio che siamo in campagna elettorale; è altrettanto fuor di dubbio che il film è l’ennesimo documentario su quanto brutto e cattivo sia Berlusconi (anche se attendo a gloria un documentario su quanto brutti e cattivi siano, per dire, Mastella, che fece cadere l’ultimo Governo Prodi, o Casini che in forza dei quattro gatti che lo votano da 15 rompe le scatole a chiunque vada al Governo)… mi chiedo se tutto non sia stato calcolato per far esplodere la polemica: in fondo, sarebbe bastato aspettare un mesetto, a elezioni compiute… ed è un caso che sto documentario venga mandato in onda proprio quando Berlusconi sembra guadagnare terreno nei sondaggi, fermo restando che la ‘location’ (il Maxxi) non è certo tale da spostare i voti e comunque alla fine ‘sti prodotti sono a uso e consumo di chi Berlusconi già lo detesta, boh…

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    1. Si, ok. Secondo te che rilevanza ha Mastella a livello internazionale o Casini?
      Berlusconi ha lavorato sulla sua immagine in una maniera tale che può fare concorrenza solo ai grandi totalitaristi.
      anche io se fossi un giornalista estero sarei affascinata dalla sua figura. Soprattutto mi porrei il dubbio di come gli italiani si lascino affabulare da questa tipicità (o atipicità) politica nostrana.

      Potrebbero essere mille le strategie adottate. Il punto è che si ha paura; paura di un documentario.
      Notoriamente essi sono scagati dalla maggior parte dei comuni mortali – figuriamoci un pubblico museale d’arte contemporanea.

      Il punto è che qui c’è un attacco al sistema culturale, ad esempio il trailer mostra chiara la presenza dei comparti attoriali di cinema e teatro, solo ad un certo punto compare la grande industria o la politica.
      A parer mio è un attacco e una critica al funzionamento di quegli apparati cui non è riservata una buona dose di approvvigionamenti economici. La cultura è uno di questi. Il maxxi di recente ha subito un commissariamento.
      Lo Stato che ha commisariato lo Stato: rendiamoci conto. Quindi non è tanto la questione politica a far calare la tenda sul documentario (che non ho visto), ma il pensiero che si possa criticare l’apparato stesso che lo ospita che è sotto il pieno controllo del MiBac (Ministero per i beni e le attività culturali).

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