Alcuni mesi fa sono stata a un incontro pubblico in un museo.
Era ospite un giovane artista che aveva fatto dei lavoretti da asilo. Alla mia obiezione sul suo operato senza senso, rispose che non credeva al concetto di identità.
Quella risposta la trovai molto offensiva per il pubblico, per chi lavora in quegli spazi in termini di scienza, tutela e archiviazione, per il paese che si è visto invaso da suoi manifesti bianchi sostituiti al posto della pubblicità, diventando esso stesso pubblicità, vuoto, gassosità.
Mi chiedo ancora come feci a rimanere seduta ad ascoltare le sue cazzate. L’unica risposta che mi concedo è che se avessi abbandonato quel luogo, il mio pensiero sarebbe stato abbattuto da una inutilità più pervasiva e subdola, immeritevole di essere ospitato in quegli ambienti carichi di storia e ricostruzione.
Tante sono le cose da dire su L’arte allo stato gassoso di Yves Michaud (Mimesis, 2019).
Il libro è strutturato su quattro capitoli. Siamo in un saggio di filosofia che riflette sulla concezione di estetica contemporanea i cui punti di riferimento trovano sviluppo grazie agli studi di Walter Benjamin e Clement Greenberg.
La parte più convincente l’ho trovata quando Michaud afferma che l’unico sistema in grado di riflettere il suo tempo è quello della moda. Il resto è qualcosa che ha subito alterazioni e confronti, dipende dai gruppi di potere, da chi stabilisce cosa rendere noto, archiviare o promuovere.
Il pubblico è un altro discorso, si limita alla esperienza, al consumo di un pacchetto che può o meno essere rilevante.
L’arte – allo stato attuale – è un elemento ornamentale.
Il turismo, composto da relazione e sensazioni, regola la sua attività attraverso la concezione di esperienza che è può essere considerata un regime.
Il libro mette in luce due idee:
a) il concetto di identità legato all’uomo, agli spazi.
b) l’uso del corpo come manifesto della nuova fase di comunicazione nelle arti contemporanee.
Se dovessi riflettere su quanto ho raccontato all’inizio di questo post, riconfermo l’inattualità del discorso dell’artista sulla base dei punti a e b.
Per questo rifiuto di nuovo il pacco e vado avanti.
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