Scoperta da un suggerimento, ho seguito l’istinto per la bastarda parolaccia nascosta nel titolo. Ho fatto bene a fidarmi, i maledetti spioni del web hanno capito dai loro algoritmi che questo tipo di prodotto mi interessava molto.
Ironica e grottesca, The end Of f***ing world è una serie che lascia la necessità di seguirla. La storia è di due ragazzini che vivono la loro età in maniera maledetta, con mille paure nascoste, e più che essere loro i veri protagonisti, lo è il disagio dei genitori, di padri e madri assenti e scostanti.
Di questa prima parte andata in onda su Netflix, in molti dei commenti trovati sul web, si dichiara che il loro esempio non è da seguire. In effetti, i due hanno gravi disturbi relazionali e in tutto questo si trovano a fuggire e innamorarsi l’uno dell’altra in una spirale nevrotica senza fine.
In certi momenti l’esasperazione raccontata sembra ispirata alla biografia ufficiale di Jim Morrison e Pamela Courson, con la differenza che tra i miti della musica e i due giovani attori a ribaltare la matrice comune è il senso di famiglia.
Quello che voglio dire è che prima, negli anni 60′ e 70, si fuggiva per incapacità di sorreggere la presenza assidua di chi pretendeva che si fosse un modello unico, assoluto e inimitabile per la società, mentre adesso, in una generazione diversa, si scappa dalla mancanza di carattere di chi dovrebbe dare esempi e regole, ma nell’uno e nell’altro caso gli adolescenti rimangono e sono il capro espiatorio da inseguire e distruggere. Lo scopo di rivendicare la propria esistenza mancata per tutelarsi dall’impossibilità di ammettere i propri fallimenti in età adulta.
Perché da grandi si diventa così cazzoni?
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