Chiara Ferragni: Roma, cultura, arte, turismo [#attualità]

screenshot, chiara ferragni, cappella sistina, roma - ph. amalia temperini

Prima di scrivere questo post ho interrogato i miei amici di Facebook e Instagram. Ho chiesto cosa pensassero di Chiara Ferragni e di questa situazione che ha deciso di creare per supportare luoghi, turismo e cultura italiani.

Come già detto, io la osservo, la vedo, mi piace, non approvo il suo stile di vita. È uno dei casi di marketing più utili e avanzati per muoversi, capire come andranno le tendenze future, social e reali, assieme all’andamento dei consumi su certi argomenti.

Negli ultimi mesi lei e Fedez hanno cambiato obiettivi, si sono adattati al mutamento sociale. Hanno cucito campagne mirate per gli ospedali, hanno sostenuto la città di Milano con un servizio di biking per consegne a domicilio sulla donazione di cibo ai meno abbienti, partecipano ai movimenti di tutto il mondo nelle manifestazioni contro l’odio razziale, hanno iniziato questo tour su luoghi di extralusso con macchine di esperienza extralusso per parlare di arte e cibo.

La cosa che mi ha stupito di più è come il suo potere sia crollato davanti ai capolavori dell’arte. L’ho notato in due scatti. Questo che ho ripostato, realizzato alla Cappella Sistina sotto il Giudizio Universale di Michelangelo a Città del Vaticano e in quello della galleria ai Musei Vaticani.

Strategia o no, la Ferragni si pone in secondo piano rispetto alle opere dei grandi artisti e architetti. La sua immagine non regge davanti a secoli di storia. Questo perché? Per un problema di ripetizione. La Ferragni è meno potente rispetto alla pittura. Lei è ora e basta, una fotografia.

La cappella Sistina è uno dei luoghi più complessi al mondo, le sue narrazioni ci hanno avvolto e plasmato, sono presenti in buona parte dei nostri immaginari. Che scandalo ci sarebbe se si è consci che la modalità di azione è quella di fare vedere?

La Ferragni non si è fatta maestra, ha usufruito di un servizio di professionisti. Ha stimolato e incentivato un settore pigro e impossibilitato a muoversi per dire che le cose si possono fare.
Ha offerto una modalità di ripensamento su una pratica che esiste già: la guida nei tour.

Al posto di perdere tempo, ripensiamoci.

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6 risposte a “Chiara Ferragni: Roma, cultura, arte, turismo [#attualità]”

  1. A me invece lei interessa: questo non è un giudizio di valore, è un argomento di discussione; per calibrare il tiro, come dici tu, e come studio di uno dei fenomeni del nostro tempo.

    Sull’iniziare da se stessi, hai ragione, non c’è dubbio. Questo non vuol dire non esprimere una posizione più o meno critica verso qualcosa. Sempre per calibrare il tiro, come dici tu.

    Qui non si parla di distruggerla o di coprirla di insulti. Quello è il lavoro degli haters. Un occhio lucido, invece, è proprio necessario.

    Mi preoccupo di come comunica lei, perché ci stiamo muovendo più o meno tutti sullo stesso terreno da gioco – quello della comunicazione del mondo dell’arte, per restare in tema Cappella Sistina – e che ci piaccia o no, il suo modo di comunicare influenza il pubblico al quale, alle volte, ci rivolgiamo anche tu ed io.

    Che Chiara Ferragni esista e faccia, è un dato. E che sposti capitali, è vero. Non è un merito, o meglio: non basta più, spostare capitali. Dipende da come li si sposta, a spese di chi o di che cosa, cavalcando quale marchio e sotto quale bandiera. La Cappella Sistina è contenta di comparire su un feed tra un selfie con un rossetto alla moda e una nota marca di scarpe? Perché se uso la Cappella Sistina come boost per la mia attività commerciale, allora devo pagare alla Cappella Sistina i diritti di sfruttamento dell’immagine 😉

    Grazie anche a te, i tuoi articoli sono sempre interessanti. Alla prossima.

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    1. Evidentemente si, ai musei vaticani e alla Cappella Sistina interessa anche questo fenomeno e questa cosa la rende ancora più interessante.

      Il Vaticano è sempre in anticipo sulla comunicazione, altro dato utile.

      Staremo a vedere! Ciao!

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  2. C’è un altro scatto molto rappresentativo di questo nuovo trend di alcuni vip. Se da un lato, di fronte all’obiezione “però fanno comunque del bene”, ci si trova in imbarazzo, dall’altro – non appena si esce dall’immediata elargizione economica per avventurarsi nel campo delle posizioni ideologiche (o filosofiche o politiche, come preferite) – la contraddizione è abbacinante. La Ferragni vestita da Black Block con tanto di cartello di cartone è al limite del ributtante. Allora la domanda è: chi è al servizio di che cosa. Ovvero: è la Ferragni al servizio della Cappella Sistina, oppure è la Cappella Sistina al servizio dell’immagine social della Ferragni? Davvero la Cappella Sistina trae giovamento dall’essere finita in uno scatto della Ferragni, oppure è l’ennesima approssimazione culturale annacquata? E’ la Ferragni al servizio di BlackLivesMatter, oppure il contrario? I Black Block usano questa divisa per NON essere riconosciuti, la Ferragni si traveste per essere riconosciuta e ricondivisa come contenuto virale. Questa è la tragedia di una certa classe facoltosa contemporanea: doversi comprare un’anima con donazioni, impegno culturale o politico. Ci sono vip che lo fanno senza ostentare, e sono sicuramente più onesti.

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    1. Grazie del tuo contributo.
      Io non la considero vip. È una donna che lavora e fa bene il suo mestiere. Non mi impone uno stile di vita. Sei tu a sceglierlo.

      A me ha offerto degli spunti critici di riflessione. Se questo atteggiamento di Chiara Ferragni fosse adottato da chi conoscere veramente quei temi, quella cultura, quel tipo di argomento, cosa potrebbe generare?

      Non soffermiamoci su di lei.

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      1. Non so quanto sia importante che tu ed io la consideriamo o meno una vip, bensì il numero di followers che la seguono sui social. Non ci impone uno stile di vita, ma è innegabile la portata comunicativa che ha, e questo comporta responsabilità e coerenza. Sono parole dimenticate.

        E’ ovvio che l’impegno, se fosse adottato anche da altri, sarebbe ottima cosa. E’ triste vedere che lo fa la Ferragni, e non altri che sono del settore. Ma non basta fare, dipende anche da come lo si fa e perché, che non sono elementi trascurabili sulle conseguenze del fare. Si chiama coerenza, e se non sei coerente, non sei credibile, danneggi te stessa e l’oggetto del tuo impegno.

        Trasformare in un trend un movimento (politico, sociale etc vedi sopra) come BlackLivesMatter, cioè concetti alti – si può discutere se siano alti o meno – in una moda, non è una buona cosa, perché li svuota di senso.

        E’ una mascherata, non un impegno. E’ cavalcare un algoritmo di visibilità, non credere in qualcosa. Oggi è BlackLivesMatter, ieri la Cappella Sistina, domani forse gli sbarchi degli immigrati. E’ il peggiore paradigma del contemporaneo: il vecchio adagio dell’apparire e non dell’essere. Non insegna la costanza, bensì mettere le vele al vento di ciò che fa apparire, per un po’, sui feed.

        E mi concentro sì, su di lei, perché chi fa cosa non è scindibile da che cosa viene fatto. Questo è un altro punto caldo di oggi. Da artisti rap che si atteggiano a bellicosi, ma non sopravviverebbero mezza giornata nelle periferie delle loro città, ai tuttologi dell’ultima ora e via dicendo, il concetto è il modello identitario che stai offrendo (soprattutto alle nuove generazioni), la coerenza del tuo impegno, i costi da pagare in fatica e contraddizioni.

        E’ un po’ la differenza che passa tra l’arte e il design, anche se il salto logico è notevole. Sfrutti la Cappella Sistina o il BlackLivesMatter non perché contiene bellezza e tormento, ma perché fa comodo all’immagine. E’ un messaggio pessimo.

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      2. A me non interessa lei, concentro me sulla osservazione di lei per calibrare il tiro sulla base di quello che io voglio realmente.

        Parto dal presupposto che se non inizio da me parlo a vanvera, per me questa è coerenza e vaghezza.

        Posso anche stare a distruggerla e dirle quintali di insulti: Chiara Ferragni esiste e fa, sposta capitali.

        Anche io, nel mio piccolo, faccio cose. Sono diverse dalle sue e dalle tue. Non posso preoccuparmi io di come comunica lei, ma come indirizzare me e chi ho vicino per fare meglio.

        Grazie del tuo contributo, ogni volta offri spunti ricchi e stimolanti. A presto!

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