Leggo in ritardo La Lettura e sono giorni che trovo più o meno recensita la mostra di Maurizio Cattelan all’Hangar Bicocca di Milano.
Breath Ghost Blind nelle parole che ho visto poco fa è stata esaminata da 3 punti di vista: nella relazione uomo-cane, in quella di visione di differenza di sguardo tra uomo-piccione, in quella di osservazione sugli eventi storici legati ai fatti che hanno segnato la fase successiva al crollo delle torri gemelle. Una mostra che sembra dominata dal bianco e dal nero, dove – almeno dalle foto h arriva una forte dimensione di solitudine e introspezione.
Non ho visto una analisi critica sul lavoro, ma punti di osservazione su cui ogni autore ha riflettuto portando la propria esperienza.
Trovo interessante il rimando a Mimmo Paladino e ai Dormienti. Ho letto di richiami a un’opera degli anni ’80 di Ico Parisi in riferimento a un areo incastrato in un pilone di un ponte.
Dovrei salire al nord, non credo riuscirò ad andare all’Hangar, ma non sarebbe male farci un salto per capire quanto sia vera questa meraviglia che arriva dai numerosi autori che la recensiscono in positivo e da giorni.
Per Cattelan c’è sempre questo stadio di lotta tra amore e odio che si trasformano in una tendenza reverenziale e ripetitiva da parte di chi cerca di incastonarlo, ma può un artista vivente essere definito?
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