Il tizio X che viene alla mostra, ha un fare da critico piacione: scarpe sporche, pantalone da tuta, giacca messa a caso, capello alla sgarbi, faccia da porcone spietato. Lei: bella, bionda, tacco a spillo, tubino nero in pizzo, si cimenta in interpretazioni per farsi sentir dire di essere intelligente e brava dal povero sfigato.
Lui davanti a un’opera chiede a lei: “Se questo lavoro fosse uno specchio cosa vedresti di te riflesso?”
Una giovane guida da sola in sala in questi casi si sente un’intrusa: inizia a vagare con lo sguardo, scruta lo smalto dei propri piedi, si vergogna per il tentativo d’approccio da quattro soldi inveito verso ‘sta sfigata belloccia, e vorrebbe rispondere in maniera istintiva al suo posto: “vedo te, Caro: IMPICCATO!”.
Ma non può. E soffre, sopportando, in silenzio, l’attesa.
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