Ieri sera ho seguito un webinar sulla piattaforma della Fondazione Scuola del Patrimonio. L’appuntamento organizzato è stata l’occasione per una presentazione di una ricerca portata avanti da Samuele Briatore, una pubblicazione da poco uscita e intitolata Distretto X – Sguardi plurali sui musei: riflessioni sulla identità di genere (Artemide, 2020).
L’analisi ha avuto lo scopo di raccontare i musei attraverso un modo differente dove il pubblico è diventato protagonista della narrazione. Un ripensamento della struttura museale dell’area di Porta Venezia a Milano con una interazione che ha portato a numerosi interrogativi e ha posto l’interazione tra persone al centro.
Si tratta di un modo di raccontare queste istituzioni attraverso una prospettiva particolare, una guida non guida che è a tutti gli effetti un progetto rigenerativo dell’intera macchina con lo scopo di innovare un metodo. La sperimentazione ha riguardato il coinvolgimento della comunità LGBTQIA+ che è stata il cuore di questo processo partito per determinare un cambiamento alla cui base è stato posto il concetto di inclusività.
Il pubblico è stato parte di una nuova forma di immersione tra le opere. Il lavori sono presentati sulla base del fondamento storico, ma allo stesso tempo si associano le testimonianze di persone che esprimono se stesse e parlano di loro stesse sulla base della percezione scaturita dal lavoro ospitato in quegli ambienti. Sentimenti ed emozioni che hanno permesso loro di entrare a contatto con la parte più profonda da trasmettere agli altri in percorso di condivisione fatto di esperienze ed empatia, focalizzato sull’odierno e sulla contemporaneità, fuori da quella funzione educativa limitata a informazioni che ormai sono solo una parte da cui guardare il mondo.
A questo punto sembra che l’operato di un artista sia un tramite e non uno specchio in cui riflettersi. Un esercizio per permettere a sé di venir fuori al meglio per gli altri. Se fosse così, se questa pratica si estendesse a tutte quelle che sono considerate le minoranze non ancora accettate, cosa potrebbe accadere nel processo di formazione critica di una intera società?
Scegliere una attività di questo tipo, in un tempo legato alla pandemia, permette di capire quante occasioni e quante opportunità si aprano per i visitatori ospiti di musei civici, case e planetari, non sono di Milano, ma anche di piccole realtà che vogliono iniziare ad approcciarsi a questo nuovo modo di entrare a contatto con le collezioni che pongono al centro i diritti di ogni essere umano.
Auguriamoci accada, speriamo sia una occasione proficua di riflessione appena ci sia uno spiraglio di normalità.
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