Anni ’90, provincia di Foggia, non il sud più profondo, ma quasi. Un ragazzo si innamora di una ragazza, si muovono sempre assieme nell’accoglienza di una cittadina che li vede felici fin da bambini. Scoprono il sesso, in una triangolazione che coinvolgerà il figlio dell’avvocato Giurato, l’uomo più potente di San Giovanni Rotondo.
Accade in quegli anni la costruzione di una nuova chiesa dedicata al Santo. Un grande impianto strutturale dove arriva Renzo Piano a progettare un sistema che vede i frati in prima linea in quella che è ormai una fabbrica a tutti gli effetti da dedicare ai fedeli di Padre Pio.
Muta lo scenario, Valentino – il migliore amico di Salvatore – diventa l’uomo di Marida. Il romanzo mette in luce il cambio di sguardo su una società intera su questi tre personaggi, adotta la dimensione dei ruoli pubblici come costruzione di un fake che imploderà su se stesso nel corso del tempo.
Bisessualità, omosessualità, manipolazione e sacerdozio si incontrano in un libro potente dall’alto valore visivo, quasi una sceneggiatura pronta per essere adattata a film sull’Italia, su una parte di essa, dove chi legge è trapiantato in un mondo patriarcale che – in questi termini – immaginavamo non esistesse più.
Quanto i padri, i figli e i testimoni assomigliano?
A quali domande dovranno rispondere quando la vanità non ha un passo oculato?
Lo scenario si muove anche su binari paralleli, alcune lettere conservate da una nonna innamorata di un soldato americano durante le fasi della Seconda Guerra Mondiale.
La scelta della grafica copertina toglie valore al libro, lo dequalifica. E’ un vero peccato: la trama è intrigante e complessa, merita di essere attraversata.
Lo consiglio!
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La fabbrica del Santo
di Leonardo Gliatta
Ianieri, 2020
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